giovedì 7 gennaio 2010

SEPPELLIMENTO DELLA MEMORIA

Le analogie della storia: subito dopo la seconda guerra mondiale ha rischiato il Torrione, ora rischia Porta Mantova
Legnago è stata, nei secoli scorsi, una delle più importanti città fortificate d’Italia. Dopo l’Unità d’Italia, le amministrazioni legnaghesi, per far spazio all’espansione edilizia della città e per cancellare il ricordo dei vincoli derivanti dall’essere città militare, decisero di abbattere la cinta muraria e le porte della fortificazione. In seguito, alluvioni, guerre e amministrazioni comunali fecero il resto. Anche per il Torrione stava succedendo, dopo la seconda guerra mondiale, la stessa cosa: l’Amministrazione ne aveva deciso l’abbattimento, motivandolo con la “precarietà strutturale dell’edificio” e con l’esigenza urbanistica di unificare le due piazze. Per fortuna allora ci fu la battaglia culturale, alla fine vittoriosa, di Don Giuseppe Tecca, dell’ingegner Guido Tomelleri, dell’architetto Fregno, del pittore Tomiolo, dell’ architetto Piccinato e di pochi altri, che riuscì a salvare l’edificio. La decisione di "coprire" le fondamenta di Porta Mantova, annunciata dall’attuale assessore ai Lavori pubblici Paolo Longhi, ha toni simili a quelli usati nel secondo dopoguerra dagli amministratori: allora si diceva – lo riferisce don Trecca in una sua lettera – che “quel rudere (il Torrione)è d’inespressiva costruzione,… soffoca il piazzale, … coi mattoni del torrione è meglio far case per i poveri”, ecc. Ora l’assessore Longhi afferma: 'Riteniamo opportuno preservare dalle gelate, che ne hanno compromesso la conservazione, i reperti archeologici, corrosi e sbriciolati in più punti malgrado i continui interventi protettivi. Con l'obiettivo, vincoli permettendo, di rendere nuovamente percorribile la porzione occupata dalla buca per dar sfogo alla viabilità'(v. l'Arena del 10.12.2009). Come si può notare, il linguaggio è analogo: la buca (=”quel rudere”) è in condizioni di degrado (= “precarietà strutturale del Torrione”), soffoca il traffico (= “soffoca il piazzale”). Il problema centrale, ora come allora, è se si vuole o no conservare per i legnaghesi la memoria storica di un passato di cui, purtroppo, esistono pochissime testimonianze visibili. Se la risposta è affermativa, allora il problema del degrado dovuto agli agenti atmoferici si supera non seppellendo i resti, ma continuando l’opera della passata amministrazione che ha richiesto (e ottenuto) il nulla osta della Sovrintendenza a sostituire con materiali moderni per esterno dello stesso colore e dimensioni i mattoni delle pavimentazioni deteriorate. Un costo minimo,di gran lunga inferiore rispetto a quello previsto dall’assessore ai Lavori pubblici per la copertura con terra e riasfaltatura (175.000 €). Né può essere portato a difesa della tesi del seppellimento dei resti di Porta Mantova l’esigenza di ripristinare il traffico automobilistico. Dopo l’interruzione della viabilità in Corso della Vittoria, in questi ultimi anni non si sono riscontrati problemi derivanti dalla nuova viabilità. Sembra purtroppo che, in persone che si trovano ad amministrare, prevalga a volte la noncuranza o il disprezzo per il passato, testimoniati anche nel linguaggio: nei primi anni del secondo dopoguerra dall’espressione “quel rudere” riferito al Torrione ed oggi dalla parola “la buca” (v. assessore Longhi) o “voragine”(v. ‘Duri’n. 4 del 12.12.2009), riferita ai resti di Porta Mantova. La passata amministrazione Gandini ha operato per conservare e valorizzare le testimonianze del nostro passato: - ha dato impulso alla Fondazione Fioroni,che oggi gestisce anche il Museo archeologico e si è aperta al territorio con le sue molteplici attività di ricerca, di archiviazione e di cultura; - ha messo in evidenza, ovunque fosse possibile, le vestigia del passato (fondamenta del Bastione San Bernardo, rilievi stratigrafici di Porta Mantova e di Porta Padova, restauro e rinforzo statico del Torrione, ecc.). Questo impegno, oltre a valorizzare la storia di Legnago, ha fatto sì che la nostra città fosse inserita dalla Regione Veneto nel novero delle Città murate del Veneto. In tal modo è stato possibile al Comune di Legnago utilizzare contributi di parecchi milioni di euro a fondo perduto ( per circa il 50%) per la sistemazione e l’abbellimento del centro storico di Legnago e di Porto. L’attuale amministrazione, se ama Legnago, come ha detto e scritto in campagna elettorale, non ha che da continuare su questa strada e non su quella del seppellimento della memoria.

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