domenica 31 gennaio 2010

LEGNAGO E LA BRECCIA DI PORTA PIA

L’occupazione di Roma avvenuta cent’anni fa, suscitò fra gli Italiani violenti contrasti e dispute accesissime, che pesarono a lungo nella vita civile e politica della Nazione.

Anche a Legnago la presa di Roma fu causa di lotte e di contese, le quali, talvolta, assunsero toni tanto aspri da mettere in difficoltà il governo stesso del Comune. Già nei giorni antecedenti il 20 settembre 1870 il bisettimanale legnaghese “La Fenice” (attorno al quale si raccoglievano i patrioti legnaghesi di tendenze radicali e fieramente anticlericali), annunciando l’occupazione dell’Agro romano e la resa di Civica Castellana, negava a queste azioni il carattere di spedizione militare e stigmatizzava quei giornali che presentavano un provvedimento di sicurezza pubblica sotto l’aspetto di un’aggressione bellicosa.

Però nello stesso numero, tra le “Recentissime”, nel riferire che l’Autorità pontificia si trovava sotto la pressione delle truppe straniere, il corrispondente soggiungeva che non rimaneva a Cadorna che ottenere lo scopo con la forza. In questo clima di attesa, nell' accavallarsi delle varie notizie, si aspettavano gli sviluppi degli avvenimenti con una comprensibile ansia.

Nel frattempo, in vista di una possibile reazione straniera alle mosse italiane, l’Autorità militare fece rafforzare la guarnigione della Fortezza.

Alla sera del 20 settembre giunse a Legnago la notizia dell’occupazione di Roma e subito si festeggiò l’atteso avvenimento. Furono esposte le bandiere nazionali e fu fatta una straordinaria illuminazione pubblica con i caratteristici fanali a petrolio dell’epoca. Per le vie della città passò un corteo di cittadini esultanti e di autorità. In Piazza Vittorio Emanuele II la banda cittadina tenne un nutrito programma musicale. La Marcia Reale fu suonata tre volte, ma il pubblico presente, la terza volta, reagì con fischi e grida di disapprovazione, seguiti da “Evviva Garibaldi, vogliamo l’Inno”. La banda accondiscese alla richiesta popolare e ritornò la calma nel pubblico. Anche il settecentesco Teatro Sociale-Comunale venne, a cura del Comune, illuminato a giorno. La Giunta comunale, riunitasi d’urgenza nella stessa serata, spedì a Firenze un telegramma di congratulazionio per il Presidente del Consiglio dei Ministri. Tutti questi festeggiamenti furono assai criticati da “La Fenice”, che li definì “un tentativo di dimostrazione ufficiale assai meschino”, pur riconoscendo gli sforzi compiuti dalle Autorità locali. Per il giornale legnaghese non ci furono sufficienti entusiasmo e partecipazione da parte della popolazione avrebbe meritato. La domenica seguente, 25 settembre, a sera, nel salone dell’Albergo Paglia, si riunirono a banchetto circa settanta cittadini per solennizzare “il conquisto” di Roma. Vi furono parecchi brindisi e, fra i soliti di circostanza, ve ne furono anche a Mazzini e Garibaldi.

La data della presa di Roma fu ricordata a lungo a Legnago, negli anni successivi. Nel 1886 fu aperta, nelle mura della Fortezza, la via della Stazione, cui fu dato il nome di Via XX Settembre. Nell’agosto 1890, ricorrendo il ventennale di Porta Pia, fu presentato in Consiglio Comunale dal Partito dell’Unione Liberale Cavour (di tendenza radicale) il testo di una lapide da collocare sull’edificio municipale. L’iscrizione, dettata dall’onorevole Achille Fagiuoli, diceva:

X settembre 1870

All’Italia

Aprivansi le porte di Roma

Il Dritto plebiscitario

Affermato dalla ragione e dalla storia

Ergevasi contro il Dritto divino

Ed illuminava trionfante

La nuova apoteosi

Del genio italico

Legnago

Vent’anni dopo

A ricordo educatore

Tali parole furono ritenute da molti consiglieri offensive dei sentimenti religiosi della popolazione e suscitarono nel Consiglio aspri dissensi. Messa ai voti, contro la volontà della Giunta, l’iscrizione fu approvata con un solo voto di maggioranza. La lapide fu collocata il XX settembre nel Palazzo del Municipio sulla facciata rivolta alla Piazza Vittorio Emanuele. Il Clero e i Cattolici delle Basse Veronesi, che già avevano aspramente lottato contro l’approvazione, organizzarono per lo stesso giorno un comizio di protesta, cui parteciparono circa diecimila persone.

A seguito di ciò, il Sindaco G. B. Giudici e tutta la Giunta si dimisero e con una lettera pubblicata su “L’Arena” spiegarono i motivi della decisione.

La crisi dell’Amministarzione comunale durò fino alle elezioni del 1892, che videro il prevalere della Lista dei “Liberali Moderati” con alla testa G. B. Giudici. Nel frattempo il Comune fu retto dal Commissario Dott. Cav. Francesco Bertoldi. Negli anni seguenti le polemiche tra clericali e anticlericali si sfogarono sui giornali cittadini “L’Amico del Popolo” e il “Risveglio”.

Alberto Bologna

Articolo pubblicato sull’opuscolo “Ferragosto Legnaghese 1970”

sabato 30 gennaio 2010

OBBLIGO SCOLASTICO A 15 ANNI

L'ultimo anno di obbligo scolastico può essere assolto lavorando come apprendisti.

PREMESSA

Un emendamento al ddl lavoro, collegato alla Finanziaria, approvato dalla commissione Lavoro della Camera, prevede che si possa assolvere l'ultimo anno di obbligo scolastico anche in percorsi di apprendistato. Si potrà cominciare a lavorare come apprendisti già a 15 anni e questo varrà come se si fosse stati in classe. Il testo deve essere approvato dalla Camera e poi tornare al Senato per l'approvazione definitiva. Fra poco, in Italia, l'obbligo scolastico scenderà a 15 anni.

"Dagli anni '70, l'obbligo valeva fino al conseguimento della licenza di scuola media inferiore e, in ogni caso, fino ai 14 anni di età. Era reato lavorare per persone di età inferiore ai 14 anni. Nel 1997 è Luigi Berlinguer, ministro dell'Istruzione del primo governo Prodi, a innalzare l'obbligo scolastico da 8 a 10 anni, cioè fino al compimento del sedicesimo anno di età.

Lancette indietro, nel 2003, poi, con Letizia Moratti, ministro dell'Istruzione del governo Berlusconi, che abroga la riforma Berlinguer: cancellato l'innalzamento dell'obbligo scolastico.

Il 2003 è anche l'anno della legge Biagi e del decreto legislativo di attuazione della legge dove (cancellato l'obbligo scolastico fino a 16 anni) si legge che «possono essere assunti, in tutti i settori di attività, con contratto di apprendistato per l'espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione, i giovani e gli adolescenti che abbiano compiuto quindici anni». Nuovo scenario durante il secondo governo Prodi, con ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni che ripristina le decisioni di Berlinguer. Con la Finanziaria 2007 si stabilisce che l'istruzione impartita «per almeno dieci anni è obbligatoria», con la precisazione che «l'età per l'accesso al lavoro è conseguentemente elevata da quindici a sedici anni». Nella legge si prevede comunque che i giovani possano, dopo il conseguimento del diploma di scuola secondaria inferiore, iscriversi a corsi di formazione professionale delle Regioni.

La manovra estiva 2008 interviene nuovamente (governo Berlusconi, ministro Mariastella Gelmini) allargando il campo dei possibili percorsi di formazione con cui assolvere l'obbligo di istruzione a tutta la formazione professionale, dai periti industriali alla scuola per diventare parrucchiera. Con la norma approvata oggi, Governo e maggioranza rimettono mano al principio che a quindici anni è possibile prevedere che un giovane entri in azienda, con un contratto di lavoro, lasciando i 'banchi' di scuola o dei corsi di formazione professionale" (N.Co.) (Il Sole 24 ore, 28 gennaio 2010)

L’obbligo scolastico in Europa

Nazione

Età inizio obbligo

Età termine obbligo

durata obbligo

(anni)

(anni)

(anni)

Ungheria

5

18

13

Belgio

6

18

12

Italia*

6

15

9

Gran Bretagna

5

16

11

Malta

5

16

11

Olanda

5

16

11

Lussemburgo

4

15

11

Francia

6

16

10

Germania

6

16

10

Lituania

6

16

10

Slovacchia

6

16

10

Spagna

6

16

10

Danimarca

7

16

9

Finlandia

7

16

9

Lettonia

7

16

9

Polonia

7

16

9

Svezia

7

16

9

Austria

6

15

9

Cipro

6

15

9

Grecia

6

15

9

Irlanda

6

15

9

Portogallo

6

15

9

Repubblica Ceca

6

15

9

Slovenia

6

15

9

Estonia

7

15

8

nb= Austria e Germania prolugano l'obbligo fino a 18 anni in forma integrata con il lavoro. *secondo l'emendamento in corso di approvazione (n. LB)

(Elaborazione Tuttoscuola)

Commento

"...gli ultimi studi di Ocse (l'Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico) e Banca d'Italia raccomandano l'esatto opposto: investire in istruzione. Lo scorso mese di novembre, la Banca d'Italia ha pubblicato uno studio dall'emblematico titolo "Investire in conoscenza". I due economisti Federico Cingano e Piero Cipollone evidenziano tutti i vantaggi connessi con un aumento del grado di preparazione dei cittadini italiani. Un massiccio investimento da parte dello stato in istruzione verrebbe più che compensato dalle entrate fiscali, a parità di prelievo, e dai minori costi derivanti dall'aumento del tasso di occupazione. E un anno in più sui banchi di scuola rende, secondo gli esperti di Bankitalia, nel medio-lungo periodo quasi il 9 per cento in termini di remunerazione del lavoro. I vantaggi maggiori sono per i laureati, il cui titolo di studio può fruttare più del 10 per cento e il diploma di maturità, il 9,7 per cento.
Da You Tube: il video dell'intervento del prof. Pietrasanta, che illustra la posizione di AP sull'emendamento
Durissimo il commento del senatore Antonio Rusconi, componente della commissione Cultura di Palazzo Madama. "Si tratta di un provvedimento assurdo che ci allontana ancora di più dai livelli dell'istruzione previsti dal trattato di Lisbona e soprattutto annulla una conquista importante del governo del centrosinistra, ovvero l'obbligo all'istruzione svolta nella scuola superiore o professionale fino a 16 anni, ma comunque nella scuola". "Di fatto - prosegue Rusconi - il governo Berlusconi sembra orientare la scuola e la società italiana verso indirizzi 'classisti', la serie A dei licei, la serie B degli Istituti tecnici, la serie C dei professionali, e ora per qualcuno, subito dopo la terza media, l'idea di andare subito al lavoro". All'estero, secondo il senatore del Partito democratico, "la crisi economica la si sta combattendo con più investimenti" su scuola, università e formazione. "E' l'ultimo atto dello smantellamento di un vero obbligo scolastico": così il segretario della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, commenta l'emendamento. "Siamo decisamente contrari. Prevedere questo - afferma il sindacalista - significa mettere in discussione l'essenza stessa dell'obbligo scolastico che va assolto nei percorsi di istruzione e formazione, e non attraverso l'apprendistato che nella maggior parte dei casi si traduce in un lavoro vero e proprio dove di apprendimento c'è ben poco".... Critiche sono state espresse anche dal segretario confederale della Cisl, Giorgio Santini. La richiesta del sindacato è quella di "rilanciare l'apprendistato per aiutare concretamente l'occupazione dei giovani", ma di farlo in collegamento con "percorsi di istruzione e formazione professionali nei quali, come previsto dalla legge, si assolva all'obbligo di istruzione". (da Repubblica, Salvo Intravaia )

venerdì 29 gennaio 2010

VERDEBRI'

(Fiaba di Luigi Bologna)

A Verdebrì, nel lontano paese di Mirlandia, il controllore Fileno si fermava sempre malvolentieri, perché la stazione era grigia, con le pareti piene di muffa e il tetto con larghe lastre di eternit. Sui davanzali c’erano dei vasi che dovevano essere di terracotta, ma che, ormai, erano diventati anch’essi tutti grigi, come se fossero di cemento. Quasi mai nessuno saliva. Al macchinista più volte aveva chiesto se poteva evitare di fermarsi in quella stazione, che gli destava sempre una profonda malinconia. Quel giorno, però, stava accadendo qualcosa di particolare che attirò la sua attenzione: un uomo di piccole dimensioni, o, meglio, un nano vero e proprio, vestito tutto di nero, con un cappello a strisce rosse,usciva dalla porta della stazione e si stava avviando a salire sul treno insieme ad una moltitudine di altri nanetti che indossavano abiti dei più svariati colori. Fileno, con la sua borsa in pelle scura e la pinza per forare i biglietti, subito pensò che si trattasse della troupe di un qualche circo venuta chissà da dove; poi, però, pensando che non esistono circhi di soli nani, si rese conto che i nanetti dovevano avere un’altra provenienza. Si avvicinò al nano capogruppo, che aveva occupato con gli altri l’intero scompartimento: - Biglietti, per favore! - Coza zono bilieti?, disse il capo con uno stranissimo accento. Fileno, accorgendosi che quelli non erano a conoscenza delle regole più elementari di vita civile, disse con tono solenne: - Voi siete saliti sul treno che vi porta in un’altra stazione; il treno, per fare questo servizio, costa molto e il costo viene pagato con i soldi dei biglietti dei viaggiatori. - Ma noi non abiamo bilieti e nianche zoldi! Noi veniamo dal bosco Verdebrì, il regno dei nani e dei passeri, e non abiamo mai avuto bizogno di soldi, perché troviamo già tuto, per manciare e per bere. Però, da qualche tempo, tuto è diventato crìcio: gli alberi, l’erba e anche il cielo, ormai zono zparìti gli ucelli e il cielo è zempre pieno di nuvole. Per questo abbiamo prezo il treno. - Perché? Volete trasferirvi in un altro bosco?, chiese sempre più incuriosito Fileno. - No, no; Zocrates, il vecchio zàccio della nostra tribù, ci manda a cercare l’antidoto per quezto male dal vecchio zaccio nano del colle Chizzamai e il treno pàzza proprio per quel pozto. - Cosa, cosa?, disse Fileno strabuzzando gli occhi sempre più incredulo. Anch’io da tempo vedo che il paese di Verdebrì è molto malato, tanto che avevo proposto al macchinista di non fermarci più in quella stazione, perché fa tanta tristezza. - Se sei d’acordo, replicò immediatamente Edolo, il capo dei nanetti, pozziamo fare un patto: tu ci lasci viaciàre senza bilieto e noi guariamo Verdebrì dalla sua malattia. Fileno rimase per un po’ in silenzio; mai fino ad allora aveva mancato al suo dovere di controllare i biglietti e di elevare contravvenzioni. Ora però si prospettava una situazione ben diversa: poteva contribuire a risolvere il grave problema di Verdebrì, anche se non riusciva a capire come i nanetti avrebbero potuto fare. -Bene, bene, disse, affare fatto. Io chiudo tutti e due gli occhi, ma voi dovete portare a termine la missione e promettermi che oltre al bosco, anche la stazione cambierà aspetto. E fu così che la tribù dei nanetti, senza testimoni, perché, tranne loro, sul treno anche quel giorno non c’era nessuno, scese alla stazione di Chizzamai, dopo aver salutato con profondi inchini il controllore Fileno.

Giunto col suo sèguito alla grotta del Vecchio Saggio del colle, Fileno fece un inchino di saluto e chiese al Vecchio l’antidoto. - Io non sono un mago, rispose il Vecchio, né faccio miracoli. Sono qui da anni e anni sempre in meditazione a contatto con tutti gli esseri della natura. - Quindi non puoi risolverci il problema del nostro bosco Verdebrì ormai diventato del tutto inospitale? Il nostro vecchio Zocratez ci ha detto che tu potevi procurarci l’antidoto per far tornare il bosco luzzurecciante e pieno di vita com'era prima! Si è dunque zbagliato? - Socrates? Sono a lui legato da un’amicizia antichissima. Così v’ha detto? E’ il solito spiritoso amante dell’ironia. Io non posso proprio far niente, a meno che…. - a meno che…? - … a meno che non intendesse dire che io posso … - ... a meno che non intendesse dire che io posso ... provare a tirar fuori dal cassetto le bacchetta magica. - Zì, zì, credo che volezze proprio quezto. -Bene, bene; non l’ho mai usata, ma per l’amicizia che mi lega a Socrates, ci proverò. E così il Vecchio Saggio del Colle estrasse la bacchetta e cominciò a pronunciare le parole magiche: - Bac, bic, ... - Ah, dimenticavo... oltre al bozco servirebbe una ziztematina anche alla ztazione della ferrovia di Verdebrì! - Non interrompermi più, soprattutto finché pronuncio la formula magica! Riprendiamo: ...Bac, Bic, Buc, Bubac, Bubic, Bubuc ... vediamo nella sfera se ha funzionato. Verdebrì, mi hai detto, vero? No, è ancora tutto come prima. La formula non ha funzionato, e sai perché? No, non zo proprio. - Dev’essere proprio per questo: la mia bacchetta funziona se i problemi hanno una causa naturale. Ma in questo caso non c’è stata né inondazione, né siccità, né terremoto, ma c’è stato lo zampino dell’uomo e io, così, non posso farci niente. - Ma zei zicuro? Mi zembra impozzibile! Prova ancora. E fu così che il Vecchio Saggio del Colle cambiò la formula magica, alzando la bacchetta: - Bac, Buc, Bic, Bubac, Bubuc, Bubic ... vediamo … Sì, la Natura s’è mossa, ma non da sola. Per risolvere il problema ha chiamato a raccolta tutti i bambini dei dintorni con i loro colori. E fu così che il giorno dopo, quando il macchinista Fileno passò per Verdebrì sgranò gli occhi vedendo la Stazione senza più muffa, dipinta a quadretti verdi e rosa, il tetto senza più lastre di eternit coperto con tegole rosse, i passeri sugli alberi, il bosco tornato verdissimo a splendere ed una frotta di bambini con i pennelli in mano che tornavano cantando alle loro case.

E, lungo il viottolo, Edolo e lo stuolo dei nanetti tornavano cantando alle loro case.

giovedì 28 gennaio 2010

Spigolature da 'La lunga attesa dell'angelo' di Melania Mazzucco, ed. Rizzoli

PASSI SCELTI DA: "L'Attesa dell'angelo" di Melania Mazzucco
LA VITA: "I passi, i rumori, i corpi, i colori, le lusinghe, la vita è stata questo, e lo sarà ancora - un movimento senza fine, un crollo e una fuga, un volo e una caduta" (p. 10)
"E' la vita trascorsa che rende le persone uniche. Solo l'esperienza, il dolore, la perduta gioia, il disincanto, rendono ogni essere umano irripetibile, e perciò prezioso" (p. 79)
"Non voglio giustificazioni e nemmeno essere assolto - né potrei, aver vissuto è già una colpa imperdonabile. Voglio solo ricordare - e ricordando vivere e far vivere ancora" (p.10)
"La persistenza delle cose e dei luoghi che abbiamo amato mi illude che qualcosa di noi persista in essi (p. 106)
"Alla fine, ognuno di noi è davvero poca cosa: tutto ciò che lo distingue da milioni di altri si può ridurre a una smorfia, un aggrottamento di sopracciglio, un porro sul naso." (p. 47)
"La medicina per vivere non è il ricordo, ma la dimenticanza. E più di tutto si devono dimenticare i momenti felici. Viene il tempo in cui bisogna smettere di amare coloro che abbiamo amato. Non è un tradimento, ma l'inizio della rinascita." (p. 270)
VECCHIAIA E GIOVINEZZA: "Chi esalta i pregi della vecchiaia dimentica di ricordare quanto può essere noiosa la vita di un vecchio. Io se potessi tornare giovane rinuncerei volentieri ai pregi della vecchiaia e se potessi trattenermi vecchio rinuncerei volentieri alla liberazione della morte" (p. 14)
"... il passato, le difficoltà, gli ostacoli, la malevolenza, i sotterfugi - tutto si è allontanato
da me così rapidamente che sembra solo una favola, è già una leggenda e una menzogna. Quando si diventa vecchi, il passato lasciato indietro diventa un paese nel quale non si può più tornare, dal quale ci hanno bandito per sempre - e dall'esilio del presente lo si può rimpiangere, ma non lo si può ritrovare. Nemmeno nella memoria esso esiste più: si allontana e cambia forma e muta posizione come certe isole perdute sulle carte geografiche, che i marinai cercano invano sugli oceani". (p. 65)
" Passati i quarant'anni le impressioni si incidono con forza dentro di noi, che le assaporiamo con un piacere più acuto proprio per questo, ma dopo i sessanta niente si incide più. E' come se il bulino della vita avesse perso la punta e noi fossimo divenuti uno schermo di metallo infrangibile. Dopo, solo il dolore può scalfirci." (pp. 312 - 313)
"Bisogna essere diventati vecchi per capire quanto è breve la vita" (p. 143)
"Non vedere le cose lontane è una malattia di giovinezza. Ai vecchi le cose invisibili sono quelle vicine." (p. 140)
IL NEMICO: " ... se non puoi sconfiggerlo, devi vivere in pace col tuo nemico. E' quello che devono fare gli Stati, e anche gli uomini" (p. 14)

IL MATRIMONIO: "Il matrimonio può essere la vita dell'uomo, ma anche la sua morte: se la moglie è buona, è la fortuna del marito, se è cattiva, è una morte continua, che ti consuma ogni giorno e dura per sempre" (p. 25)

CREARE: " Creare [quando sei giovane] ti è naturale come respirare. L'abbondanza della
materia ti seduce, la tua energia ti rassicura. Poi però viene la necessità di vivere.
Creare diventa indispensabile e insieme ovvio, come evacuare." (p. 13)
"Dicono che la faccia che ci crea il tempo assomiglia alla nostra vita,
e che nelle pieghe della labbra, in ogni chiazza della pelle possiamo lèggere
ciò che ci è accaduto." (p.14)
"Ciò che rende l'uomo diverso dalle altre creatura è la capacità di
manipolare gli elementi, di inventare e creare.(p.52)
L'ARTE "L'arte è la ricchezza della povertà. Chi crea non ha nulla, ma possiede tutto."
(p. 267)
"L'arte non imita la natura, ma la crea. La verità e la bellezza non sono
nelle cose, non sono nel mondo, ma nel profondo di noi... Devi arrivare a sognare ciò che ricordi. Questo significa creare". (p 88)
"Le opere ... sono più libere di noi. Esse attraversano il tempo e lo spazio. Non hanno catene. Non invecchiano mai. Un'opera riuscita è sempre giovane, come fosse stata dipinta ieri".(p. 321)
"Ci facciamo il ritratto per fermare l'istante. Per raccontare un momento della storia e della vita non come davvero è stato, ma come avrebbe dovuto essere - spostando l'asse della verità appena appena, ma quel poco che basta a crearla come mai fu davvero. Per restare di fronte al tempo e al silenzio e a Dio come eravamo, o credevamo di essere, nei nostri sogni e nelle nostre finzioni". (p. 321)
"L'artista più grande non è quello che inventa, disegna e colorisce meglio. Ma quello che al momento giusto sa staccare la mano dall'opera" (p. 339)
"I quadri sono vivi, e tutto ciò che è vivo è destinato a morire" (p. 175)
"Dipingere è ricordare un sogno" (p. 88)

mercoledì 27 gennaio 2010

ORDINANZE ANTIBULLISMO IN VARIE CITTA'

Aumentano le ordinanze antibullismo. Perchè un tempo non c'era la necessità di tali ordinanze? I fatti: CATANIA: ORDINANZA BULLISMO E ATTEGGIAMENTI VIOLENTI Sono vietati in tutto il territorio comunale gli atti e i comportamenti, anche dovuti all’abuso di alcool o di stupefacenti, che si concretizzano in azioni di violenza, di vandalismo e di molestia; sono vietati gli atti vessatori, intimidatori e persecutori nei confronti di terzi, in particolare se posti in essere in aggregazioni di giovani, abitualmente riuniti in un medesimo luogo e che manifestano aggressività di gruppo e di intralcio all’ordinata, civile e serena convivenza urbana. Ferme restando le eventuali conseguenze di tali condotte sotto il profilo penale o amministrativo, le violazioni alla presente ordinanza comportano nei confronti dei soggetti responsabili l’applicazione di una sanzione pecuniaria da euro 50 a euro 500 oltre all’eventuale risarcimento del danno sopportato dal Comune, con facoltà, per i responsabili delle attività fonte e causa dei fatti degenerativi sopraindicati, di estinguere l’illecito amministrativo con il pagamento della sanzione in misura ridotta di euro 400.( da "Corriere del Sud") PARMA Atteggiamenti di violenza e comportamenti degenerativi – E’ l’ordinanza che colpisce il fenomeno del “bullismo” giovanile e che, inoltre, vieta tutti quei casi dove il comportamento di altri impedisca ad una o più persone di godere il diritto di serena convivenza civile. Fermo restando le eventuali conseguenze dal punto di vista penale, vengono vietati dall’ordinanza sindacale tutti gli atti e i comportamenti, anche dovuti all’abuso di alcol o stupefacenti, come alterchi, violenza, intimidazione e persecuzione nei confronti di altri e che manifestano un’aggressività di gruppo mediante azioni di vandalismo, di molestia o intralcio. Sanzione minima 450 euro.(da Ufficio Stampa Comune di Parma) ARZIGNANO: ORDINANZA CON MULTA PER I GENITORI Riprendo da "Bluradio": "E' firmata dal Sindaco di Arzignano (Vicenza) Giorgio Gentilin, fede Pdl e sindaco del comune vicentino dallo scorso giugno. Dopo diverse segnalazioni arrivate a www.sosarzignano.it di un gruppo di ragazzini adolescenti, italiani e stranieri, che sostavano davanti alla biblioteca molestando il bibliotecario e gli utenti, infastidendo e recando danni alle strutture, ha deciso di istituire una multa da 25 a 500 euro, in questo caso pagata dai genitori. Azioni concrete contro il bullismo quindi, coinvolgendo concretamente (e monetariamente) anche le famiglie. Il tutto però affiancando a queste misure drastiche, delle politiche giovanili di partecipazione e consapevolezza, garantisce il primo cittadino". Commento: In varie città italiane i sindaci stanno emanando ordinanze contro il bullismo, un fenomeno che si manifesta un po' dappertutto sul territorio nazionale e che, seppure in forme diverse, è sempre stato presente nella società e, in particolare, nella scuola italiana. Chi non ricorda ragazzate, compagni presi in giro per difetti fisici e per la loro debolezza psicologica? Bravate fatte all'interno, o all'esterno dell'edificio scolastico? Da alcuni anni, però, il bullismo fa discutere in modo particolare e sembra più preoccupante di un tempo per la natura e la quantità degli episodi. Perché? Varie sono, secondo me, le motivazioni: non mi soffermo su tutte; mi limito ad affrontare l'atteggiamento dei genitori: 1. Un tempo l'insegnante o il dirigente scolastico (o il responsabile di un'istituzione) di fronte ad un episodio di bullismo emetteva una sanzione e chiamava i genitori. Il ragazzo era punito sia dalla scuola che dai genitori, che gli toglievano la paghetta, lo facevano ragionare, lo rimproveravano, ... La disapprovazione sociale ed affettiva erano unanimi. Oggi i responsabili della scuola o delle Istituzioni fanno la stessa cosa di un tempo (finché non si stancano per la mancanza di risposte positive da parte della famiglia), convocano i genitori, ma, sempre più spesso non trovano degli alleati nell'educazione, ma degli avversari. "Mio figlio non può aver fatto questo"; "Faccia venire mio figlio per un confronto"; "Sono stati gli altri a trascinarlo; lui è debole"; "Mio figlio si sente preso di mira: sempre lui, quando succede qualcosa. Per forza, dopo, reagisce"; ecc., ecc. Queste alcune delle "frasi fatte" dei genitori. E quando un genitore ha questa reazione non c'è speranza di recupero del ragazzo, che ripeterà gli atteggiamenti antisociali da bullo, perché sente di poterlo fare, si sente protetto. Quindi si arriva alla necessità che le Istituzioni, la scuola, il comune, ... si difendano con le leggi o le ordinanze. 2. Senza voler eccedere nelle generalizzazioni, un tempo i genitori "si fidavano" della scuola e delle Istituzioni. Delegavano ad esse la funzione dell'istruzione. Si fidavano pure dei voti (anche se brutti) e delle sanzioni. Ora i cambiamenti della società, la partecipazione intesa in modo sbagliato come gestione di potere, hanno messo in crisi il ruolo dell'insegnante, che non gode più dell'apprezzamento sociale del proprio ruolo. E così, anche gli insegnanti più bravi, più preparati, più coscienziosi, di fronte a genitori sempre meno disposti ad accettare valutazioni e giudizi negativi, sono tentati, per vivere meno conflittualmente, a cedere di fronte alle pressioni, sbagliate, dei genitori (per esempio, dando il 6 o il 7 a chi non lo merita). E i ragazzi, così, fanno quello che vogliono, e si sentono giustificati. 3. Parecchi genitori (sempre senza generalizzare) non sanno come fare per abituare i ragazzi all'autonomia, al rispetto degli altri e di sé, all'assunzione di responsabilità. In una parola, non hanno autorità sui figli (da non confondere con l'autoritarismo, negativo). E questa difficoltà li induce spesso , per comodità o per incapacità, a non abituare i figli alle regole, ai limiti, all'impegno, al rispetto. Non li fanno crescere "con la spina dorsale": i ragazzi ritengono di poter fare tutto ciò che gli passa per la testa e diventano facilmente seguaci di compagni che propongono azioni antisociali. Nel passato nessuno si sarebbe sognato di fare leggi od ordinanze contro gli episodi di bullismo che, ripeto, c'erano e talvolta erano anche gravi, perché c'era un accordo educativo tra scuola, famiglia e società: la disapprovazione era unanime. E quasi sempre ciò bastava per far rientrare nella normalità dei comportamenti i ragazzi che "avevano sbagliato". Oggi queste leggi od ordinanze diventano sempre più necessarie proprio per la mancanza della "sponda" famiglia. E, a parte la difficoltà di trovare i colpevoli degli atti di bullismo, è facile prevedere che parecchi genitori (sempre gli stessi che difendono contro ogni evidenza i figli, in tal modo rovinandoli) di ragazzi "bulli" contesteranno i provvedimenti ed avvieranno numerose contestazioni giudiziarie. Con la conseguenza che, alla fine, la mancanza di condanna consoliderà i ragazzi nella convinzione che possono continuare a commettere atti di bullismo ed a farla franca. In un prossimo post rifletteremo su quanto si può fare di positivo per educare alla socialità ed alla legalità. Luigi Bologna, 27 .01.2010

ANCORA SULL'INDIA

Su Primo Giornale del 26 gennaio 2010 si ipotizzano nuovi contatti per la realizzazione del Centro Italo Indiano. L'opposizione chiede di ricucire con l'Indo Italian Institute. Il progetto del Centro Italo - indiano è troppo importante per cancellarlo con un colpo di spugna. Inoltre, come ha ribadito l'assessore regionale Vendemmiano Sartor, "se non partirà questo o analogo progetto, il Comune di Legnago rischia di dover restituire il milione e 370 mila euro ricevuti dall'Unione europea per ristrutturare l'Edificio 13". Pertanto Regione, Provincia ed Associazione industriali (quest'ultima forse ancora non del tutto ufficialmente) stanno operando per trovare una soluzione all'impasse. L'ipotesi su cui si sta lavorando è quella di affidare la gestione del progetto ad un'altra società e di coinvolgere Maurizio Miranda, presidente dell'IKC, nell'attività di consulenza e formazione. Damiano Ambrosini, capogruppo della lista di opposizione in Consiglio "La Rosa", ha presentato un Ordine del giorno per il prossimo Consiglio, in cui si chiede all'Amministrazione di "ricucire i rapporti" con l'Indo Italian Institute ed al Sindaco "di mettere per iscritto all'Indo Italian Institute che la sua amministrazione intende mantener fede integralmente (articolo 15 compreso) all'accordo sottoscritto dall'amministrazione Gandini, riprendendo i rapporti con l'Indo Italian Institute". Ma sembra che il sindaco Rettondini non risponderà affermativamente a questa richiesta, perché ha intenzione di non rimangiarsi le affermazioni fatte finora. Prima vuole percorrere la strada dell'accordo con un'altra società:"L'Indo Italian Institute non è l'unica società di consulenza che lavora sull'India. Se non sarà possibile far partire il centro con l'IKC ci stiamo muovendo per una soluzione diversa che punti però sempre ad un centro di internazionalizzazione per le imprese, e sempre legato all'India"(da "Primo Giornale, 26.01.1010). Poi, eventualmente, se l'accorso non potesse essere concluso, se ne riparlerà. Commento: L'iniziativa va portata a termine: è troppo importante per Legnago per lasciarsela sfuggire. Sarebbe un vero delitto. E' per questo che il sindaco non può giocare con le situazioni, perché potrebbe trovarsi alla fine con un pugno di mosche, senza l'accordo con l'IKC e senza l'accordo con altre società. Spero che questo non accada, soprattutto perché sono coinvolte Provincia, Regione e Associazioni Industriali, ma non va dimenticato che la questione è estremamente delicata e basta poco, un'imprudenza, una testardaggine o un errore di valutazione, per farla fallire.

UN SITO COMUNALE DA IMITARE

Navigando su Internet, mi sono imbattuto nel sito del Comune di Arzignano (www.comune.arzignano.vi.it) che mi è particolarmente piaciuto. L'ho trovato facile da consultare, ben strutturato, completo. E' suddiviso in 7 parti (Eventi della vita, Uffici e servizi,Amministrazione, News, Eventi, In evidenza, Documenti) e 4 capitoli di approfondimento (Come raggiungerci, Non ho trovato, Link utili, RSS). Vi consiglio di visitarlo.

lunedì 25 gennaio 2010

SPIAGGIA DELLA MUTUA

Costretti a smantellare la «spiaggia della mutua»

I fatti Il 14 ottobre 2009 i volontari del circolo «L’Incontro» hanno demolito le attrezzature realizzate in 5 anni in riva all’Adige. "Un cittadino ha denunciato le opere fatte come abusive ed il Comune ha «consigliato» di toglierle di mezzo per evitare sanzioni", è stata la giustificazione del sindaco Rettondini Riportiamo ampi stralci dell'articolo dell'Arena, che espone i fatti.

"Da ieri mattina l'«Oasi» - com'era stata ribattezzata per l'occasione dall'associazione che ha ottenuto in concessione fino al 2010 dal Genio civile i circa tre ettari di golena situati alle spalle di via XXIV Maggio - è stata completamente rasa al suolo. Per giunta dagli stessi volontari che se ne occupavano dal 1995 dopo che era stata già sbaraccata una prima volta. E che, a distanza di 14 anni dall'«adozione», sono stati costretti a smantellare in quattro e quattr'otto, con gli operai della Sive, la loro creatura di fronte allo spettro di una demolizione forzata con pesanti sanzioni incorporate. Le opere realizzate sull'area demaniale erano infatti abusive. «Purtroppo», hanno confidato ieri Dani e Venditti mentre la benna dell'escavatore assestava gli ultimi colpi sulla spiaggetta, «non avevamo altra scelta. Dopo che i vigili ci avevano intimato verbalmente in agosto di demolire ogni attrezzatura le abbiamo infatti tentate tutte, mettendoci in contatto con sindaco ed assessori, per evitare quella che è una grave perdita per la nostra comunità. Ma non c'è stato nulla da fare». «Un simile epilogo non ci fa di certo piacere e siamo pronti a studiare con l'Incontro», assicura Paolo Longhi, assessore ai Lavori pubblici, «un progetto alternativo e a norma per salvaguardare la loro attività. Tuttavia, non c'erano scappatoie poichè un cittadino ha presentato una denuncia per abusivismo edilizio che non potevamo ignorare. Quindi, abbiamo sollecitato il circolo a sanare le irregolarità commesse prima di intraprendere le azioni ordinarie con relative sanzioni»".

Commento

L'affermazione dell'assessore Longhi "non c'erano scappatoie" fa sorridere (se non piangere) chi ha un minimo di esperienza amministrativa. L'Associazione l'Incontro aveva il regolare permesso del Genio civile; le strutture in legno erano del tutto rimovibili (come peraltro ha prtroppo dimostrato lo smantellamento forzato). Pertanto altri sono stati i motivi del Diktat: forse la voglia di dimostrare che chi fa parte di associazioni che non sono "simpatiche" al Potere devono farsi da parte (come dimostrerebbe anche l'episodio del pullmino anziani (si veda il post in questo blog); forse la frenesia di far capire a tutti che "qua comando mi!". Fatto sta che un'iniziativa importante, aggregante ed autogestita come quella della spiaggia è stata sepolta anche con uno schiaffo morale vergognoso verso un numerosissimo gruppo di anziani che si è dato da fare per offrire la possibilità di godere in modo piacevole tel tempo libero estivo.

Che cosa può fare ora l'Amministrazione? Solo riparare il danno, ricostruendo prima dell'estate prossima agli anziani de L'Incontro le strutture fatte abbattere. Ovviamante con una spesa a carico della collettività che si doveva evitare. In caso contrario sarà bene che l'Associazione L'Incontro faccia conoscere capillarmente a tutti i Legnaghesi quanto è successo.

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venerdì 22 gennaio 2010

LEGNAGO: CONVOCAZIONE CONSIGLIO IN BIANCO

Davanti al Municipio, sul muro di Viale dei Caduti sono stati affissi alcuni manifesti che pubblicizzano il prossimo Consiglio. Troverete l'Ordine del giorno; non cercate, invece, la data e l'ora: non pensate che siano stati il sole o la pioggia, no, non ci sono proprio.

giovedì 21 gennaio 2010

LEGNAGO: CENTRO ITALO-INDIANO RISCHIA DI MORIRE

RISCHIA DI SALTARE IL PROGETTO DI UN CENTRO DI ECCELLENZA ITALO - INDIANO ALL'EDIFICIO 13 DELL'AREA EX ZUCCHERIFICIO. LE SPERANZE LEGATE ALL'INTERVENTO DELLA REGIONE E DELLA PROVINCIA Le premesse
In questi ultimi giorni il rischio di perdere l'insediamento del Centro di eccellenza italo indiano da parte del comune di Legnago è al centro dell'attenzione della politica e dei media regionali: ci sono state interpellanze in Consiglio comunale (Damiano Ambrosini), in Consiglio Provinciale (Clara Scapin) ed in consiglio regionale (Franco Bonfante e Frigo), articoli sui quotidiani (l'Arena e Il Corriere del Veneto) e servizi sul TG regionale.
Vediamo cos'è successo.
Il Comune di Legnago, durante l'amministrazione Gandini, ha effettuato il recupero di un edificio di archeologia industriale nella zona ex zuccherificio, a ridosso del centro, costituendo allo scopo una società a carattere pubblico - privato (Legnago Imprende). L'opera ha avuto consistenti contributi, grazie all'intervento della Provincia e della regione, per comlessivi 4 milioni di euro (fondi europei obiettivo 2 e fondi CIPE) su una spesa di circa 6.700.000 euro, al fine di ristrutturare il fabbricato per realizzare un centro servizi per le imprese. Il progetto, sia edilizio che di gestione, è stato condiviso da Provincia, Regione ed Associazione Industriali. Ora che l'intervento è concluso, la nuova amministrazione Rettondini ha messo in discussione l'accordo, già ufficialmente firmato, provocando la rottura dell'accordo stesso. A questo punto sono intervenuti sia i consiglieri di minoranza delle varie istituzioni, sia -e questo è un fatto estremamente rilevante - il Presidente della Provincia e l'assessore regionale Sartor.
Il Corriere del Veneto ha dedicato a questo argomento due importanti articoli. Ritengo sia utile riportarne ampi stralci:
I fatti
"Il centro, previsto da un protocollo d'intesa firmato il 27 settembre 2007 con il Comune, la Provincia e l'Associazione degli Industriali, avrebbe dovuto essere inaugurato il 2 ottobre scorso,... con tutta probabilità non si farà più. Eppure, la strada di questo ambizioso progetto sembrava in discesa. A maggio ne era stata organizzata la presentazione al Teatro Salieri. Per l'occasione, era intervenuto pure il console indiano Sarvajit Chakravarti, che aveva assicurato il pieno appoggio del governo di Nuova Delhi all'iniziativa. 'La conoscenza è diventata il cardine del successo di un'impresa', spiegava. Qualche mese prima era stato firmato il contratto di affitto tra Legnago Imprende (una partecipata del Comune) e l'IKC (Indian Knowledge City): 2200 metri quadrati (pari a 14 uffici da 150 mq ciascuno, tutti dotati di servizi propri) dell'edificio, un grande contenitore restaurato grazie a fondi europei, sarebbero andati agli indiani fino al 2030, ponendo le fondamenta di un insediamento permanente. Ufficiale al Teatro Salieri. Per l'occasione[...] il console indiano aveva assicurato il pieno appoggio.
"Ma tutto si è complicato con l'insediamento della nuova amministrazione. 'Abbiamo semplicemente chiesto di poter ridiscutere una clausola del contratto, ma da parte indiana si sono irrigiditi e hanno subito proceduto alla revoca', ricostruisce il sindaco Rettondini.
'Solo un pazzo legato alla sedia si sarebbe comportato diversamente', replica Miranda [responsabile dell'IKC] Il nodo del contendere - più che il ritardo nella consegna dei locali prevista inizialmente nel settembre 2009 e rallentato per problemi tecnici - riguarda l'articolo 15 del contratto, che riconosceva agli indiani l'esenzione dal pagamento dell'affitto (e di alcune utenze, pari a 150 mila euro l'anno) per una fase di start-up quantificata in cinque anni, prolungabile eventualmente di un ulteriore anno e mezzo. Poi, quando la città della conoscenza avrebbe cominciato a generare flussi di cassa, i crediti sarebbero stati ripagati al Comune. Ma la giunta leghista ci ha visto più rischi che opportunità. [...]
"L'edificio 13 sarebbe diventato la sede fisica di un'attività che oggi si svolge su un piano prevalentemente virtuale. L'IKC porta avanti progetti di collaborazione con l'India in tutte e venti le regioni italiane; in undici di queste le intese hanno già raggiunto la fase operativa. L'IKC, dal canto suo, ha già operato nel Veneto, favorendo ad esempio l'accordo di collaborazione tecnica tra l'autorità portuale di Venezia e il porto indiano di Dighi, ma anche quello stipulato dal Banco Popolare con la borsa di Mumbay.
"A Legnago sarebbero così confluite tutta una serie di attività legate all'interscambio economico tra aziende italiane e indiane.
'Sarebbe stata un'opportunità di visibilità materiale, dice Miranda. Il primo mattone di un'alleanza strategica con un paese in forte espansione economica ed un mercato virtuale di più di un miliardo di persone. Un collegamento diretto con le altre città della conoscenza in India e, tramite queste con le università e i centri di ricerca che ogni anno sfornano tecnici e ingegneri sempre più richiesti sul mercato dello sviluppo delle nuove tecnologie'.
"Ma, al di là di queste indubbie suggestioni, i veri nodi sono altri. In che modo questa vetrina avrebbe avuto ricadute reali sul territorio legnaghese? Come avrebbe concretamente generato ricchezza questa "Città della conoscenza", in modo da onorare il contratto col Comune? "Attraverso attività di consulenza, servizi formativi e professionali, con la brevettazione di loghi e marchi, per non parlare di tutte le attività di formazione", spiega Miranda, secondo cui anche giganti tecnologici indiani come Tata e Wipro avrebbero fatto di Legnago la loro sede in Italia. "Sarebbe stato l'ombelico del mondo indiano, invece Legnago diventa il punto isolato di una negatività frutto di chi non ha avuto la volontà di capire, sintetizza Miranda, per cui la Provincia di Verona, che aveva fatto da garante per il progetto, per grazia del Comune di Legnago fa una figuraccia".
"Al muro contro muro delle dichiarazioni ufficiali si affianca una ripresa di contatti sotterranea tra Comune ed IKC. [...] Ma se si arrivasse alla fumata nera, oltre alla chiusura definitiva della porta per l'India, per Legnago si porrebbe anche il problema (l'opportunità') di trovare una nuova destinazione all'ex zuccherificio. Restaurato in buona parte grazie a contributi regionali attinti dall'Unione Europea, lo stabile ha vincoli di utilizzo molto stretti". (Alessio Corazza, Corriere del Veneto, 18 gennaio 2010).
Il parere di Provincia e Regione
" 'Rinunciare all'insediamento a Legnago dell'India Knowledge City sarebbe un errore gravissimo, e non solo per la Bassa'. Il presidente della Provincia, Giovanni Miozzi, scende decisamente in campo contro il rischio (serissimo) che venga cancellato il progetto per realizzare il nuovo polo strategico di collegamento com l'India, in grado di collegare alcune delle iniziative più importanti con la nostra realtà economica. [...]
'Sono molto preoccupato - dice il presidente della Provincia - perché qui rischia di essere messo in forse l'accordo di programma siglato col Ministero degli Esteri per portare a Legnago una struttura che ci collegherebbe ad un Paese protagonista di performances di crescita di portata storica a livello mondiale. Un'opportunità con pochi paragoni, per le nostre imprese e per la nostra economia'. Miozzi non vuole entrare nei dettagli del perché si sia arrivati a questa impasse. Ma vuole assolutamente uscirne. Tanto da aver convocato una riunione con l'assessore regionale Vendemmiano Sartor. 'Perché - spiega - lasciarsi scappare un'occasione così difficile, sarebbe veramente imperdonabile. Sì, il Comune rischia di avere qualche spesa, per alcune decine di migliaia di euro: ma qui si parla di milioni di euro, e di una strategia economica amplissima. Non ce lo possiamo assolutamente permettere!'[...]. Dello stesso parere l'assessore regionale Sartor[...]. 'E' un'occasione assolutamente da non perdere - dice il responsasbile delle Politiche economiche regionali - e se questo avvenisse sarebbe davvero grave. Legnago ospiterebbe infatti l'unica città indiana della Conoscenza e del Sapere. Non ce ne sono di simili né in Europa né in altri paesi del mondo. Sarà collegata con i 128 stati dell'India e metterà in rete tutti i luoghi della formazione, tutti i centri di ricerca e tutte le università in un'area di 2 mila metri quadrati.
I servizi e le opportunità di questa cittadella dell'eccellenza e dell'avanguardia dovevano essere operativi da ottobre e garantire un'assistenza qualificata alle imprese venete che hanno rapporti di import - export con l'India. Le risorse della Regione e dell'Unione Europea - conclude Sartor - sono vincolate a quell'iniziativa: se salta il progetto, non ci saranno più i soldi". (Lillo Aldegheri, Corriere del Veneto, 19 gennaio 2010)
Commento
Giustamente il Presidente della Provincia di Verona Miozzi e l'Assessore alle Politiche economiche della regione Sartor hanno messo il sindaco di Legnago di fronte alla grave responsabilità di compromettere l'accordo con l'IKC. Con diversi argomenti importanti:
1. Il progetto è di grande respiro economico e la sua importanza va ben al di là di Legnago;
2. Legnago diventerebbe l'unico centro italo-indiano in Italia ed in Europa;
3. Il progetto darebbe fiato ad un'economia oggi in difficoltà;
4. La somma a carico del Comune per i primi anni sarebbe poca cosa di fronte all'importanza dell'iniziativa;
5. Se il progetto non andasse a buon fine salterebbero i finanziamenti europei già concessi al Comune per la ristrutturazione dell'edificio 13 finalizzata all'accordo per il Centro italo-indiano. E in questo caso, il Comune dovrebbe sborsare dalle proprie casse i quattro milioni di euro ricevuti dalla regione.
Nonostante la chiarezza e la durezza di Miozzi e Sartor, il Sindaco di Legnago è ancora fermo - ostinatamente e incomprensibilmente- a difendere le proprie posizioni. E' assurdo infatti pensare di rinegoziare un accordo già firmato, se non per rinnegare l'accordo stesso. Lo sanno benissimo il presidente della Provincia e l'assessore regionale che hanno seguito le trattative negli anni scorsi insieme con la giunta di Legnago ed approvato l'accordo. Cosa dice infatti il sindaco Rettondini, anche dopo le dichiarazioni di Regione e Provincia? "Adesso spetta agli Indiani farsi sentire ; [...] quell'articolo [dell'accordo] non poteva non essere chiarito" (Corriere del Veneto, 19 gennaio 2010). Ma come? Se è stato proprio il sindaco a voler mettere in discussione accordi già presi!
Perché non sia affossato definitivamente l'accordo per l'India occorre che Regione e Provincia conducano in porto la realizzazione di ciò che l'accordo prevede. E' inoltre indispensabile un coinvolgimento pieno dell'Associazione industriali, i cui associati dovranno essere i protagonisti di questa importantissima iniziativa.
20 gennaio 2010, Luigi Bologna

VERONA: I DISEGNI MIEI E DI MARISA LONARDI RELATIVI A VERONA

 Disegni di Luigi Bologna e Marisa Lonardi Piazza delle Erbe Lungadige (che non c'è più) Piazza delle Erbe  Lavori sull'Adige nei pr...