Così il blog della Lega Nord di Legnago presenta l’iniziativa di sindaco, giunta e amministratori del centrodestra di “fare il giro delle dieci parrocchie” durante la messa domenicale. In tale occasione i parroci “invitano il sindaco sull’altare a salutare i fedeli”.
“Un consiglio comunale ed una spruzzata di acqua santa. Una seduta di Giunta ed un brano del Vangelo. Un’inaugurazione ed un segno della croce al cospetto dell’altare. Con tanto di benedizione finale e di assoluzione per eventuali peccati commessi nella gestione del Comune. Almeno per i fedeli più ferventi della nuova squadra di governo targata Lega-Pdl, che nell’occasione ne approfittano per confessarsi e togliersi qualche peso dalla coscienza. “Prima d’ora non era mai successo che, tra un impegno pubblico e l’altro, gli amministratori si dessero appuntamento la domenica mattina, con il rosario in tasca, per andare a messa tutti assieme: sindaco, assessori ed una buona fetta dei 12 consiglieri di maggioranza”.
Queste affermazioni sono riprese da un documento pubblicato sul blog della Lega Nord di Legnago. I sacerdoti delle parrocchie di Legnago hanno dunque deciso di ospitare a turno in chiesa, durante la messa domenicale, dal mese di dicembre 2009, giunta e consiglieri di centrodestra. Iniziative di questo genere non si erano mai viste, né con gli amministratori precedenti del centrosinistra, né con le amministrazioni democristiane degli anni cinquanta, sessanta e settanta, e nemmeno subito dopo la seconda guerra mondiale, quando il clero era fortemente impegnato nella battaglia politica. Allora, prima delle elezioni del ’48, i sacerdoti dall’altare tuonavano contro il pericolo comunista, ma nessuno di loro si sarebbe sognato di invitare sull’altare a parlare, anche solo per pochi secondi, il sindaco del Comune, come è invece successo, per esempio, a Vangadizza (v. blog Lega).
E ciò perché la chiesa, luogo di Dio, era gelosamente riservata al culto. Il sindaco, rappresentante del potere politico operava in municipio e sulle piazze, i sacerdoti nelle chiese.
Ora, invece, questa regola è stata infranta. Perché, si sono chiesti in molti, i sacerdoti della Vicarìa hanno voluto, o quanto meno acconsentito, questa “invasione di campo” del gruppo degli amministratori?Sul blog si afferma che il sindaco intravede nell’iniziativa una duplice opportunità:“ Da un lato, quella di arricchirsi spiritualmente riscoprendo la fede cristiana e quei valori che fanstoria, della nostra cultura, della nostra identità. Dall’altro, la possibilità di avvicinare gli abitanti di ogni quartiere ma soprattutto di confrontarci con i parroci, che sono i collettori no parte della nostra dei problemi, dei disagi e delle aspettative dei cittadini”.
E’ facile rendersi conto che le affermazioni del sindaco non possono essere né vere né sincere: non è certo in questo modo che egli può arricchirsi spiritualmente o riscopire la fede cristiana. Né, per confrontarsi con i cittadini o con i parroci, cosa certamente utile e positiva, c’è bisogno di andare a messa in gruppo politico compatto e, magari, salire sull’altare e farsi applaudire.
C’è, invece, da parte sua, la volontà di apparire, di fronte ai cittadini, schierato dalla parte del clero, perché ritiene che ciò gli possa essere utile sul piano politico (il riferimento all’identità, cavallo di battaglia della Lega, è illuminante!). Lo stesso articolista lo riconosce espicitamente quando, pensando probabilmente di fare dello spirito, afferma che “la proposta (di mostrarsi ufficialmente e di parlare dall’altare) del ‘doge’ leghista rimanda ai tempi della ‘balena bianca’, quando le sacrestie erano un po’ i distaccamenti delle sezioni politiche ed un prezioso serbatoio di voti per la Dc”. Con la differenza, certamente non consolante, che allora lo erano le sacrestie ed oggi lo sono le chiese durante la più importante funzione religiosa.
Ma se è evidente il possibile vantaggio politico del sindaco e della giunta di centrodestra da questa commistione, perché la chiesa locale si sta prestando-speriamo almeno non in modo compatto - a questo gioco ben poco edificante?
Il sindaco afferma che “importante è non essere fondamentalisti e tener distinti i due ruoli”. Il sindaco, in questo caso, “parla bene, ma ‘ruzzola’ male” (per citare un adagio molto usato da un consigliere comunale del passato). Infatti lui e gli amministratori non hanno voluto tenere distinti i due ruoli, quello religioso e quello politico, ma mescolarli in un abbraccio fondamentalista pericolosissimo.
Spero che i sacerdoti e i fedeli prendano posizione pubblica contro questa commistione sacrilega tra politica e religione.
POST SRIPTUM
Dopo aver scritto queste riflessioni, sull’Arena ho letto che domenica 10 gennaio, il parroco di una delle “10 chiese” del legnaghese, Torretta, don Vittorio Eminente, ha espresso la sua contrarietà all’iniziativa del “Giro delle dieci chiese”. “Ha detto che gli amministratori, se vengono a titolo personale, sono i benvenuti; è invece , inopportuna ed imbarazzante questa partecipazione al gran completo alla messa: sacro e profano non vanno mescolati”.
E’ opportuno fare qualche considerazione su come sono state riportate le notizie sull’Arena:
A più riprese l’articolista, parlando del parroco di Torretta, usa l’epiteto “prete rosso” oppure la frase “ non ha mai fatto mistero delle sue simpatie per la sinistra e i compagni comunisti”. Mi chiedo: - che bisogno c’è di affibiare ad una persona questi titoli, se non per suscitare già nel lettore un pregiudizio che andrà a condizionarne la valutazione dei fatti? Quasi si vorrebbe che il lettore pensasse:”Ah, se don Vittorio dice queste cose, è perché è di sinistra. Quindi io, che non sono di sinistra non posso pensarla come lui”. Oppure: “Don Vittorio dice così perché è comunista”.
Il sindaco e la sua squadra hanno manifestato “il loro profondo disagio per come siamo stati trattati” in un messaggio inviato al vescovo Giuseppe Zenti’. Il sindaco e la sua squadra dovrebbero essere in grado di capire da soli, senza che ci sia bisogno dell’intervento del vescovo, che se vanno a messa, ci devono andare come singoli fedeli, senza claque, senza fotografi o giornalisti. La partecipazione alla messa non è come andare a teatro o ad uno spettacolo. E’ una cosa seria, in cui il fedele è se stesso e parte del popolo di Dio, non un esibizionista. In ogni caso credo che il vescovo non possa essere d’accordo con la strumentalizzazione della religione che hanno fatto sindaco e amministratori.
Il sindaco dice: “Non andiamo a messa per raccogliere voti, perché abbiamo appena vinto le elezioni”. Che ragionamento è mai questo (che egli ripete anche nel blog della lega)? Il fatto che abbiano appena vinto le elezioni non impedisce affatto che vadano a cercare di aumentare il consenso della gente usando la cerimonia fondamentale del cristiano che è la messa. E che cosa è questo se non cercare di “raccogliere voti”(anche se la raccolta sarà fra qualche tempo)?
Don Vittorio ha stigmatizzato bene l’accaduto: “Ho ritenuta inopportuna ed imbarazzante questa partecipazione al gran completo alla messa dove gli amministratori a titolo personale sono invece i benvenuti”. Ma gli amministratori, non dimentichiamolo, perché non è un particolare secondario, non erano presenti a titolo personale.
Alla domanda del giornalista se la “cacciata” dal tempio di lega e PdL sia stata influenzata dal loro colore politico, don Vittorio Eminente risponde, saggiamente, da sacerdote geloso della propria missione: “Il partito non c’entra: avrei riservato lo stesso trattamento anche alla giunta Gandini e agli esecutivi che l’hanno preceduta”.
C’è malafede e provocazione nell’iniziativa del “GIRO DELLE DIECI CHIESE”.
Malafede, perché sindaco e amministratori sapevano benissimo che la loro ‘operazione’ era politica (della peggior specie), e hanno cercato di camuffarla da operazione di incontro e di preghiera.
Provocazione, perché gli amministratori sapevano che avrebbero creato, anche tra i praticanti, profonde divisioni. Ma l’hanno voluta fare per biechi fini politici.
Legnago, 16 gennaio 2010, Luigi Bologna
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