lunedì 5 luglio 2010

LEGNAGO: PORTA MANTOVA ATTO SECONDO

 I fatti (da l'Arena del 12 giugno 2010)

Porta Mantova sarà seppellita PDF Stampa E-mail
L’amministrazione ha ottenuto dalla Soprintendenza il via libera per ricoprire i resti archeologici del 1680
I resti della seicentesca Porta Mantova, afflitti da un incalzante degrado al centro di infuocate polemiche, potranno ritornare sotto terra. Seppur con tutti gli accorgimenti del caso e nel rispetto di rigorose prescrizioni volte a salvaguardare una delle poche testimonianze rimaste della Legnago di un tempo.
L’amministrazione - che sin dal suo insediamento non ha mai fatto mistero di voler riseppellire i ruderi riportati alla luce nel 2004 tanto da aver stanziato nel programma delle opere pubbliche 175mila euro proprio per ricoprire e pavimentare la «busa» come la chiamano in città - ha infatti incassato il primo via libera da parte della Soprintendenza. Anche se, prima di veder gli operai in azione, si dovrà attendere il nulla osta ufficiale che arriverà non appena il Comune avrà completato l’iter previsto dalla legge. A spianare la strada all’operazione inseguita ormai da un anno da Lega e Pdl è stato un incontro preliminare svoltosi nei giorni scorsi a Verona, che ha messo a confronto l’architetto Maria Grazia Martelletto e l’archeologa Brunella Bruno della Soprintendenza con il sindaco Roberto Rettondini e gli assessori Paolo Longhi e Graziano Lorenzetti. Nel corso del vertice chiarificatore i tre amministratori, affiancati dal dirigente dell’ufficio urbanistica del municipio Maurizio Bonfante, hanno evidenziato le ragioni che hanno indotto la Giunta ad inserire ai primi posti della propria agenda l’interramento del complesso oggetto sei anni fa di un restauro conservativo costato 85mila euro.
«A cominciare», riferisce Rettondini, «dal progressivo deterioramento dei mattoni che, a causa dell’implacabile azione corrosiva delle piogge e del ghiaccio, si stanno sgretolando se non spezzandosi addirittura a metà malgrado i ripetuti trattamenti effettuati in questi anni per proteggerli. Se non si corre ai ripari Porta Mantova rischia di venire danneggiata irrimediabilmente e di trasformarsi in un brutto biglietto da visita per la città». Ma alla base della decisione della Giunta non ci sono solamente l’opportunità di conservare adeguatamente i reperti e l’esigenza di risparmiare al Comune ingenti costi di manutenzione. «Lo scavo, oltre ad essere sproporzionato rispetto all’ambito dov’è inserito», aggiunge il sindaco, «ha infatti stravolto anche il sistema di circolazione urbano creando non pochi disagi. Non vanno poi tralasciate le grosse difficoltà per gestirlo. Da qui l’idea di chiuderlo sulla scorta di quanto è avvenuto tre anni fa a Porto con le tracce di Porta Padova».

Commento

La Giunta Rettondini ha preso la decisione di chiudere gli scavi fin dall'inizio del mandato, forse perché pensa che questa decisione possa essere l'emblema del cambiamento portato dalla giunta leghista. Il mio primo articolo, del 7 gennaio 2010, intitolato "Seppellimento della memoria" evidenziava che una comunità come quella legnaghese ha bisogno di memoria storica, dato che poche, troppo poche, sono le testimonianze rimaste di un passato importante della città fortificata. Per questo i resti di Porta Mantova erano stati salvati e in mostra al pubblico. 
Sgombriamo il campo dalla prima obiezione, che ha una reale consistenza: i mattoni si sbriciolano sempre di più. E' vero; è stato un problema evidente fin dal momento dello scavo. Per questo, nei vari incontri in Sovintendenza ai quali ho sempre partecipato, è stata individuata una soluzione per la quale la Sovrintendenza stessa ha dato l'autorizzazione pochi mesi prima delle elezioni del 2009: rifare con mattoni per esterno, "nuovi", resistenti al gelo, delle stesse dimensioni di quelli autentici, le pavimentazioni presenti nello scavo. Una spesa di poche migliaia di euro (molto inferiore ai 175mila euro stanziati per il seppellimento!) avrebbe risolto il problema. 
Evidentemente, quindi, l'obiezione dello sbriciolamento è un alibi per coprire altre, vere motivazioni.
Quali? 
        1.        L'interruzione del traffico: chi proviene da Corso della Vittoria non può più proseguire verso Via Matteotti e Via De Massari. E' vero, ma ciò non comporta nessun particolare sacrificio né per gli automobilisti né per i negozi di quella zona. Il problema per i commercianti potrebbe essere semmai la possibilità di trovare da parcheggiare; negli scorsi anni, però, sono stati realizzati molti nuovi parcheggi sia centrali che nelle zone un po' più periferiche. Ma, nonostante ciò, i sostenitori della tesi che "in negozio ci si deve andare in macchina", evidentemente, ci sono ancora.
         2.       La convinzione che la conservazione delle vestigia del passato non abbia alcun valore. Se c'è questa convinzione (e c'è) è inutile qualsiasi tentativo di convincimento: l'ignoranza è salita in cattedra.















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