venerdì 30 settembre 2011

PORTA MANTOVA ULTIMO ATTO

Fra poco dovrebbero partire i "lavori" per eliminare definitivamente dalla vista gli scavi di Porta Mantova e per aprire al traffico quel tratto di Corso della Vittoria.
E' una decisione già presa dlla Giunta Rettondini, un "impegno" del programma elettorale della Lega Nord. Ritengo utile ripubblicare alcuni post che ho scritto in passato.



1. Seppellimento della memoria (2010)

Le analogie della storia: subito dopo la seconda guerra mondiale a Legnago  ha rischiato il Torrione, ora rischia Porta Mantova
 
Legnago è stata, nei secoli scorsi, una delle più importanti città fortificate d’Italia. Dopo l’Unità d’Italia, le amministrazioni legnaghesi, per far spazio all’espansione edilizia della città e per cancellare il ricordo dei vincoli derivanti dall’essere città militare, decisero di abbattere la cinta muraria e le porte della fortificazione. In seguito, alluvioni, guerre e amministrazioni comunali fecero il resto. Anche per il Torrione stava succedendo, dopo la seconda guerra mondiale, la stessa cosa: l’Amministrazione ne aveva deciso l’abbattimento, motivandolo con la “precarietà strutturale dell’edificio” e con l’esigenza urbanistica di unificare le due piazze. Per fortuna allora ci fu la battaglia culturale, alla fine vittoriosa, di Don Giuseppe Tecca, dell’ingegner Guido Tomelleri, dell’architetto Fregno, del pittore Tomiolo, dell’ architetto Piccinato e di pochi altri, che riuscì a salvare l’edificio. La decisione di "coprire" le fondamenta di Porta Mantova, annunciata dall’attuale assessore ai Lavori pubblici Paolo Longhi, ha toni simili a quelli usati nel secondo dopoguerra dagli amministratori: allora si diceva – lo riferisce don Trecca in una sua lettera – che “quel rudere (il Torrione)è d’inespressiva costruzione,… soffoca il piazzale, … coi mattoni del torrione è meglio far case per i poveri”, ecc. 
Ora l’assessore Longhi afferma: 'Riteniamo opportuno preservare dalle gelate, che ne hanno compromesso la conservazione, i reperti archeologici, corrosi e sbriciolati in più punti malgrado i continui interventi protettivi. Con l'obiettivo, vincoli permettendo, di rendere nuovamente percorribile la porzione occupata dalla buca per dar sfogo alla viabilità'(v. l'Arena del 10.12.2009).

 Come si può notare, il linguaggio è analogo: la buca (=”quel rudere”) è in condizioni di degrado (= “precarietà strutturale del Torrione”), soffoca il traffico (= “soffoca il piazzale”). Il problema centrale, ora come allora, è se si vuole o no conservare per i legnaghesi la memoria storica di un passato di cui, purtroppo, esistono pochissime testimonianze visibili. Se la risposta è affermativa, allora il problema del degrado dovuto agli agenti atmoferici si supera non seppellendo i resti, ma continuando l’opera della passata amministrazione che ha richiesto (e ottenuto) il nulla osta della Sovrintendenza a sostituire con materiali moderni per esterno dello stesso colore e dimensioni i mattoni delle pavimentazioni deteriorate. Un costo minimo,di gran lunga inferiore rispetto a quello previsto dall’assessore ai Lavori pubblici per la copertura con terra e riasfaltatura (175.000 €). Né può essere portato a difesa della tesi del seppellimento dei resti di Porta Mantova l’esigenza di ripristinare il traffico automobilistico. Dopo l’interruzione della viabilità in Corso della Vittoria, in questi ultimi anni non si sono riscontrati problemi derivanti dalla nuova viabilità. Sembra purtroppo che, in persone che si trovano ad amministrare, prevalga a volte la noncuranza o il disprezzo per il passato, testimoniati anche nel linguaggio: nei primi anni del secondo dopoguerra dall’espressione “quel rudere” riferito al Torrione ed oggi dalla parola “la buca” (v. assessore Longhi) o “voragine”(v. il periodico della locale Sezione degli Alpini ‘Duri’n. 4 del 12.12.2009), riferita ai resti di Porta Mantova.
 La passata amministrazione Gandini ha operato per conservare e valorizzare le testimonianze del nostro passato: - ha dato impulso alla Fondazione Fioroni, che oggi gestisce anche il Museo archeologico e si è aperta al territorio con le sue molteplici attività di ricerca, di archiviazione e di cultura; - ha messo in evidenza, ovunque fosse possibile, le vestigia del passato (fondamenta del Bastione San Bernardo, rilievi stratigrafici di Porta Mantova e di Porta Padova, restauro e rinforzo statico del Torrione, recupero di parte delle mura della Fortezza presso l'area ex Petternella, ecc.). 

Questo impegno, oltre a valorizzare la storia di Legnago, ha fatto sì che la nostra città fosse inserita dalla Regione Veneto nel novero delle Città murate del Veneto. In tal modo è stato possibile al Comune di Legnago utilizzare contributi di parecchi milioni di euro a fondo perduto ( per circa il 50%) per la sistemazione e l’abbellimento del centro storico di Legnago e di Porto. L’attuale amministrazione, se ama Legnago, come ha detto e scritto in campagna elettorale, non ha che da continuare su questa strada e non su quella del seppellimento della memoria.




2 La riapertura al traffico di Porta Mantova (2011)

La Giunta vuole riaprire al traffico Corso della Vittoria. Unico ostacolo (superabile): il parere della Sovrintendenza.
I fatti:
1.      I mattoni del basamento di Porta Mantova si vanno sbriciolando per l'azione corrosiva degli agenti atmosferici.
2.       L'apertura e la recinzione degli scavi hanno chiuso al traffico l'ultimo tratto di Corso della Vittoria verso Piazza Garibaldi.
3. La Giunta Rettondini ha deciso, nel piano annuale delle opere pubbliche, di mettere al primo punto delle opere pubbliche 2010 il seppellimento dei resti di Porta Mantova per una spesa di 175mila euro (Sovrintendenza permettendo). 


      Commento 
    Il mio primo articolo, del 7 gennaio 2010, intitolato "Seppellimento della memoria" (sopra riportato) evidenziava che una comunità come quella legnaghese ha bisogno di memoria storica, dato che poche, troppo poche, sono le testimonianze rimaste di un passato importante della città fortificata. Per questo i resti di Porta Mantova erano stati salvati e in mostra al pubblico. 
                                   Sgombriamo il campo dalla prima obiezione, che ha una reale consistenza: i mattoni si sbriciolano sempre di più. E' vero; è stato un problema evidente fin dal momento dello scavo. Per questo, nei vari incontri in Sovintendenza ai quali ho sempre partecipato come assessore ai Lavori pubblici, è stata individuata una soluzione per la quale la Sovrintendenza stessa ha dato l'autorizzazione pochi mesi prima delle elezioni del 2009: rifare con mattoni per esterno, "nuovi", resistenti al gelo, delle stesse dimensioni di quelli autentici, le pavimentazioni presenti nello scavo. Una spesa di poche migliaia di euro (molto inferiore ai 175mila euro stanziati per il seppellimento!) avrebbe risolto il problema. Evidentemente, quindi, l'obiezione dello sbiciolamento è un alibi per coprire altre, vere motivazioni. 

      Quali? 

1. L'interruzione del traffico: chi proviene da Corso della Vittoria non può più proseguire verso Via Matteotti e Via De Massari. E' vero, ma ciò non comporta nessun particolare sacrificio né per gli automobilisti né per i negozi di quella zona. Il problema per i commercianti potrebbe essere semmai la possibilità di trovare da parcheggiare; negli scorsi anni, però, sono stati realizzati molti nuovi parcheggi sia centrali che nelle zone un po' più periferiche. Ma, nonostante ciò, i sostenitori della tesi che "in negozio ci si deve andare in macchina", evidentemente, ci sono ancora. 

      2. La "buca" non ha alcun valore, né artistico, né storico: questa è un'opinione diffusa. Faccio una digressione (ma non è una vera digressione): l'anno scorso, a Palmira, località archeologica della Siria tra le più importanti del mondo, alcuni siriani dicevano a noi turisti: "Per noi va bene che vengano tanti turisti, ma non capiamo cosa ci trovino in quelle pietre e in quei mattoni". 
           Legnago non è Palmira; ma il linguaggio usato dalla Giunta legnaghese, in prima fila l'assessore ai lavori pubblici Longhi: "Strupémo la busa", è peggiore di quello di quei siriani, con un'aggravante, che i nostri qualche classe in più l'hanno frequentata. 

        Nell'articolo sopra citato ricordavo le dispute sull'abbattimento del Torrione subito dopo la seconda guerra. Allora hanno prevalso gli "amanti della conservazione della memoria".

        Oggi non so, e dico il vero, non sono molto ottimista, anche perché non mi sembra che si alzino a sufficienza voci a difesa del patrimonio storico, neanche da parte di quelle Associazioni che sono sorte con questo obiettivo. "Mala tempora currunt"?


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