RISCHIA DI SALTARE IL PROGETTO DI UN CENTRO DI ECCELLENZA ITALO - INDIANO ALL'EDIFICIO 13 DELL'AREA EX ZUCCHERIFICIO.
LE SPERANZE LEGATE ALL'INTERVENTO DELLA REGIONE E DELLA PROVINCIA
Le premesse
In questi ultimi giorni il rischio di perdere l'insediamento del Centro di eccellenza italo indiano da parte del comune di Legnago è al centro dell'attenzione della politica e dei media regionali: ci sono state interpellanze in Consiglio comunale (Damiano Ambrosini), in Consiglio Provinciale (Clara Scapin) ed in consiglio regionale (Franco Bonfante e Frigo), articoli sui quotidiani (l'Arena e Il Corriere del Veneto) e servizi sul TG regionale.
Vediamo cos'è successo.
Il Comune di Legnago, durante l'amministrazione Gandini, ha effettuato il recupero di un edificio di archeologia industriale nella zona ex zuccherificio, a ridosso del centro, costituendo allo scopo una società a carattere pubblico - privato (Legnago Imprende). L'opera ha avuto consistenti contributi, grazie all'intervento della Provincia e della regione, per comlessivi 4 milioni di euro (fondi europei obiettivo 2 e fondi CIPE) su una spesa di circa 6.700.000 euro, al fine di ristrutturare il fabbricato per realizzare un centro servizi per le imprese. Il progetto, sia edilizio che di gestione, è stato condiviso da Provincia, Regione ed Associazione Industriali. Ora che l'intervento è concluso, la nuova amministrazione Rettondini ha messo in discussione l'accordo, già ufficialmente firmato, provocando la rottura dell'accordo stesso. A questo punto sono intervenuti sia i consiglieri di minoranza delle varie istituzioni, sia -e questo è un fatto estremamente rilevante - il Presidente della Provincia e l'assessore regionale Sartor.
Il Corriere del Veneto ha dedicato a questo argomento due importanti articoli. Ritengo sia utile riportarne ampi stralci:
I fatti
"Il centro, previsto da un protocollo d'intesa firmato il 27 settembre 2007 con il Comune, la Provincia e l'Associazione degli Industriali, avrebbe dovuto essere inaugurato il 2 ottobre scorso,... con tutta probabilità non si farà più. Eppure, la strada di questo ambizioso progetto sembrava in discesa. A maggio ne era stata organizzata la presentazione al Teatro Salieri. Per l'occasione, era intervenuto pure il console indiano Sarvajit Chakravarti, che aveva assicurato il pieno appoggio del governo di Nuova Delhi all'iniziativa. 'La conoscenza è diventata il cardine del successo di un'impresa', spiegava. Qualche mese prima era stato firmato il contratto di affitto tra Legnago Imprende (una partecipata del Comune) e l'IKC (Indian Knowledge City): 2200 metri quadrati (pari a 14 uffici da 150 mq ciascuno, tutti dotati di servizi propri) dell'edificio, un grande contenitore restaurato grazie a fondi europei, sarebbero andati agli indiani fino al 2030, ponendo le fondamenta di un insediamento permanente. Ufficiale al Teatro Salieri. Per l'occasione[...] il console indiano aveva assicurato il pieno appoggio.
"Ma tutto si è complicato con l'insediamento della nuova amministrazione. 'Abbiamo semplicemente chiesto di poter ridiscutere una clausola del contratto, ma da parte indiana si sono irrigiditi e hanno subito proceduto alla revoca', ricostruisce il sindaco Rettondini.
'Solo un pazzo legato alla sedia si sarebbe comportato diversamente', replica Miranda [responsabile dell'IKC] Il nodo del contendere - più che il ritardo nella consegna dei locali prevista inizialmente nel settembre 2009 e rallentato per problemi tecnici - riguarda l'articolo 15 del contratto, che riconosceva agli indiani l'esenzione dal pagamento dell'affitto (e di alcune utenze, pari a 150 mila euro l'anno) per una fase di start-up quantificata in cinque anni, prolungabile eventualmente di un ulteriore anno e mezzo. Poi, quando la città della conoscenza avrebbe cominciato a generare flussi di cassa, i crediti sarebbero stati ripagati al Comune. Ma la giunta leghista ci ha visto più rischi che opportunità. [...]
"L'edificio 13 sarebbe diventato la sede fisica di un'attività che oggi si svolge su un piano prevalentemente virtuale. L'IKC porta avanti progetti di collaborazione con l'India in tutte e venti le regioni italiane; in undici di queste le intese hanno già raggiunto la fase operativa. L'IKC, dal canto suo, ha già operato nel Veneto, favorendo ad esempio l'accordo di collaborazione tecnica tra l'autorità portuale di Venezia e il porto indiano di Dighi, ma anche quello stipulato dal Banco Popolare con la borsa di Mumbay.
"A Legnago sarebbero così confluite tutta una serie di attività legate all'interscambio economico tra aziende italiane e indiane.
'Sarebbe stata un'opportunità di visibilità materiale, dice Miranda. Il primo mattone di un'alleanza strategica con un paese in forte espansione economica ed un mercato virtuale di più di un miliardo di persone. Un collegamento diretto con le altre città della conoscenza in India e, tramite queste con le università e i centri di ricerca che ogni anno sfornano tecnici e ingegneri sempre più richiesti sul mercato dello sviluppo delle nuove tecnologie'.
"Ma, al di là di queste indubbie suggestioni, i veri nodi sono altri. In che modo questa vetrina avrebbe avuto ricadute reali sul territorio legnaghese? Come avrebbe concretamente generato ricchezza questa "Città della conoscenza", in modo da onorare il contratto col Comune? "Attraverso attività di consulenza, servizi formativi e professionali, con la brevettazione di loghi e marchi, per non parlare di tutte le attività di formazione", spiega Miranda, secondo cui anche giganti tecnologici indiani come Tata e Wipro avrebbero fatto di Legnago la loro sede in Italia. "Sarebbe stato l'ombelico del mondo indiano, invece Legnago diventa il punto isolato di una negatività frutto di chi non ha avuto la volontà di capire, sintetizza Miranda, per cui la Provincia di Verona, che aveva fatto da garante per il progetto, per grazia del Comune di Legnago fa una figuraccia".
"Al muro contro muro delle dichiarazioni ufficiali si affianca una ripresa di contatti sotterranea tra Comune ed IKC. [...] Ma se si arrivasse alla fumata nera, oltre alla chiusura definitiva della porta per l'India, per Legnago si porrebbe anche il problema (l'opportunità') di trovare una nuova destinazione all'ex zuccherificio. Restaurato in buona parte grazie a contributi regionali attinti dall'Unione Europea, lo stabile ha vincoli di utilizzo molto stretti". (Alessio Corazza, Corriere del Veneto, 18 gennaio 2010).
Il parere di Provincia e Regione
" 'Rinunciare all'insediamento a Legnago dell'India Knowledge City sarebbe un errore gravissimo, e non solo per la Bassa'. Il presidente della Provincia, Giovanni Miozzi, scende decisamente in campo contro il rischio (serissimo) che venga cancellato il progetto per realizzare il nuovo polo strategico di collegamento com l'India, in grado di collegare alcune delle iniziative più importanti con la nostra realtà economica. [...]
'Sono molto preoccupato - dice il presidente della Provincia - perché qui rischia di essere messo in forse l'accordo di programma siglato col Ministero degli Esteri per portare a Legnago una struttura che ci collegherebbe ad un Paese protagonista di performances di crescita di portata storica a livello mondiale. Un'opportunità con pochi paragoni, per le nostre imprese e per la nostra economia'.
Miozzi non vuole entrare nei dettagli del perché si sia arrivati a questa impasse. Ma vuole assolutamente uscirne. Tanto da aver convocato una riunione con l'assessore regionale Vendemmiano Sartor. 'Perché - spiega - lasciarsi scappare un'occasione così difficile, sarebbe veramente imperdonabile. Sì, il Comune rischia di avere qualche spesa, per alcune decine di migliaia di euro: ma qui si parla di milioni di euro, e di una strategia economica amplissima. Non ce lo possiamo assolutamente permettere!'[...]. Dello stesso parere l'assessore regionale Sartor[...]. 'E' un'occasione assolutamente da non perdere - dice il responsasbile delle Politiche economiche regionali - e se questo avvenisse sarebbe davvero grave. Legnago ospiterebbe infatti l'unica città indiana della Conoscenza e del Sapere. Non ce ne sono di simili né in Europa né in altri paesi del mondo. Sarà collegata con i 128 stati dell'India e metterà in rete tutti i luoghi della formazione, tutti i centri di ricerca e tutte le università in un'area di 2 mila metri quadrati.
I servizi e le opportunità di questa cittadella dell'eccellenza e dell'avanguardia dovevano essere operativi da ottobre e garantire un'assistenza qualificata alle imprese venete che hanno rapporti di import - export con l'India. Le risorse della Regione e dell'Unione Europea - conclude Sartor - sono vincolate a quell'iniziativa: se salta il progetto, non ci saranno più i soldi". (Lillo Aldegheri, Corriere del Veneto, 19 gennaio 2010)
Commento
Giustamente il Presidente della Provincia di Verona Miozzi e l'Assessore alle Politiche economiche della regione Sartor hanno messo il sindaco di Legnago di fronte alla grave responsabilità di compromettere l'accordo con l'IKC. Con diversi argomenti importanti:
1. Il progetto è di grande respiro economico e la sua importanza va ben al di là di Legnago;
2. Legnago diventerebbe l'unico centro italo-indiano in Italia ed in Europa;
3. Il progetto darebbe fiato ad un'economia oggi in difficoltà;
4. La somma a carico del Comune per i primi anni sarebbe poca cosa di fronte all'importanza dell'iniziativa;
5. Se il progetto non andasse a buon fine salterebbero i finanziamenti europei già concessi al Comune per la ristrutturazione dell'edificio 13 finalizzata all'accordo per il Centro italo-indiano. E in questo caso, il Comune dovrebbe sborsare dalle proprie casse i quattro milioni di euro ricevuti dalla regione.
Nonostante la chiarezza e la durezza di Miozzi e Sartor, il Sindaco di Legnago è ancora fermo - ostinatamente e incomprensibilmente- a difendere le proprie posizioni. E' assurdo infatti pensare di rinegoziare un accordo già firmato, se non per rinnegare l'accordo stesso. Lo sanno benissimo il presidente della Provincia e l'assessore regionale che hanno seguito le trattative negli anni scorsi insieme con la giunta di Legnago ed approvato l'accordo. Cosa dice infatti il sindaco Rettondini, anche dopo le dichiarazioni di Regione e Provincia? "Adesso spetta agli Indiani farsi sentire ; [...] quell'articolo [dell'accordo] non poteva non essere chiarito" (Corriere del Veneto, 19 gennaio 2010). Ma come? Se è stato proprio il sindaco a voler mettere in discussione accordi già presi!
Perché non sia affossato definitivamente l'accordo per l'India occorre che Regione e Provincia conducano in porto la realizzazione di ciò che l'accordo prevede. E' inoltre indispensabile un coinvolgimento pieno dell'Associazione industriali, i cui associati dovranno essere i protagonisti di questa importantissima iniziativa.
20 gennaio 2010, Luigi Bologna