I fatti
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, boccia la cultura politica basata soltanto sui sondaggi e sottolinea la necessità di una "cultura rinnovata e strategica capace di pensare alle conseguenze della politica sul futuro". "Soffriamo di uno schiacciamento sull'immediato, la cultura del sondaggio è l'unico strumento di strategia politica: per uscirne è necessaria una cultura rinnovata e strategica capace di pensare alle ricadute della politica sul futuro, una cultura libera dall'immobilismo, dalla paura dell'altro e del nuovo". (03 maggio 2010)
Commento
Non so se il Presidente della Camera abbia fatto questa considerazione perché vuole ulteriormente smarcarsi e distinguersi da Berlusconi. Sta di fatto che ha espresso un'esigenza assolutamente reale. Da anni, prima di ogni decisione, prima di ogni presa di posizione, prima di ogni dichiarazione, Berlusconi e i suoi, consultano i sondaggisti. Che risposta si aspetta la magioranza degli italiani su questo tema? E su quest'altro?
Se annuncio che ... come reagisce l'elettorato di destra? e quello di centro? E quello di sinistra? Come si può raddrizzare una situazione che sembra compromessa? Se scelgo la strada A come la prende l'elettorato? E se scelgo la strada B? Se uno scandalo sembra non darmi vie d'uscita, mi conviene spostare l'attenzione su altre tematiche o contrattaccare a livello personale l'avversario? O conviene fare una miscela di tutte e due? Sarebbe interessante sapere quanti soldi spende il governo, o Berlusconi o il governo per conto di Berlusconi, in un anno per i sondaggi. Avremmo sicuramente delle sorprese, e mi meraviglio che nessuno abbia tentato di fare questi conti. Ma oltre a questo c'è il dato che una politica legata alla volubilità del pensiero dell'elettorato sull'immediato non può muoversi né su progetti di ampio respiro, né uscire dalla quotidianità e dall'interesse concreto e vicino. Una politica che paga sull'immediato, ma col fiato corto.
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