venerdì 28 maggio 2010

Fusione del bronzo: tecnica. Visita alla fonderia Guastini


LA FUSIONE DEL BRONZO

Venerdì 16 aprile il gruppo MagicArgilla ha visitato la fonderia artistica Guastini s.r.l. di Gambellara. Il titolare ci ha gentilmente introdotti nella conoscenza del  lungo e difficile percorso che l’opera d’arte esegue dal momento che il prototipo o originale viene consegnato dall’artista alla fonderia per essere riprodotto in bronzo.  Occorrono non meno di tre o quattro mesi a seconda della complessità dell’opera e indipendentemente dalle sue dimensioni  proprio perché il procedimento, che vedremmo poi in dettaglio, comporta un lungo processo. La tecnica della fusione del bronzo, costituito da una lega di stagno e rame, denominata  a “cera persa”, ha origini antichissime. I primi ad usarla furono gli egizi, (2000 a.c.), i cinesi (1600 a.c.) ma la sua massima espressione viene raggiunta nell’arte greca (Policleto, Lisippo e Mirone) le cui opere sono giunte alla nostra conoscenza attraverso le copie in gesso o marmo realizzate dai Romani. In Italia la tecnica fu largamente impiegata dagli Etruschi.

REALIZZAZIONE DELLO STAMPO
Tutto ha inizio ovviamente dall’opera d’arte, espressione unica della creatività di un artista. Questa può essere realizzata nei materiali più disparati: terra cotta, gesso, polistirolo, plastilina, ecc.
Sull’originale la fonderia procede alla realizzazione dello stampo negativo necessario alla riproduzione di una fedele copia  in cera. Oggi il materiale  comunemente più usato per la realizzazione degli stampi è il silicone perché risulta essere molto fedele anche ai minimi particolari ed inoltre è utilizzabile per più copie: unico svantaggio: è molto costoso. Un tempo, quando non c’era il silicone, e ancor oggi per opere di grandi dimensioni con limitati particolari e sottosquadra, si usava la gelatina, meno precisa ma decisamente più  economica. Se l’oggetto da riprodurre è un tuttotondo si dovranno eseguire due stampi raffiguranti le due parti della figura sezionate centralmente e si dovrà provvedere alla realizzazione di  una struttura di sostegno  per sorreggere il silicone che, dopo il raffreddamento, risulta estremamente malleabile  e non in grado di auto reggersi. Una volta ottenuto lo stampo si stende sullo stesso uno strato di cera vergine dello spessore di 5 o 6 mm. L’operazione viene comunemente  fatta con un pennello. Lo spessore di cera del modello corrisponderà a quello del metallo destinato a sostituirlo. Più lo spessore è sottile maggiore è la qualità  dell’opera. Per regolare la consistenza dello spessore e anche per smorzare l‘intensità del colore della cera si usa aggiungere un colorante, spesso il nero,  che risulta essere meno fastidioso anche per la vista degli addetti.  Una volta che la cera d’api si è uniformemente distribuita e in parte solidificata si aggiunge uno spessore più consistente di cera “tecnica” si tratta di un prodotto sintetico, meno pregiato e più rigido, destinato ad avere funzione di sostegno della parte vergine dove avviene l’effettiva riproduzione dell’opera. Assemblato lo stampo con il contenuto della cera si immette all’interno dello stesso un’anima di argilla refrattaria (nucleo) avendo cura di inserire dei chiodi distanziatori tra la cera tecnica e l’argilla per mantenere la stabilità dell’insieme. Prima di installare l’anima è utile pesare il modello in cera, per poter valutare la quantità di bronzo necessaria al lavoro, quantità che si otterrà moltiplicando per 10 il peso della cera. A questo punto entra in campo il “formatore” ovvero quella persona che ha il compito di intuire quali possono essere i punti critici della figura nei quali si possono creare difficoltà di distaccamento tra lo stampo e la cera, vuoi per la presenza di sottosquadra, vuoi per parti più o meno sporgenti. Sarà la sua esperienza che suggerirà il modo migliore con il quale trattare lo stampo, se mantenerlo intero, se sezionarlo e procedere poi alla realizzazione dell’opera per parti separate. Una volta solidificata la cera il formatore estrae il positivo dallo stampo e  consegna  la copia in cera, ripulita dai residui, all’artista per le eventuali ultime modifiche o migliorie.

            
Una volta definito il modello da riprodurre questo viene preparato per accogliere la fusione del bronzo. Qui l’esperienza dell’artigiano gioca un ruolo fondamentale che è poi l’applicazione di quella sensibilità artistica che caratterizza questo lavoro e che premia la fatica di quanto con passione lo svolgono. Ogni figura, sulla base della sua conformazione viene ad essere il soggetto di un progetto di canalizzazione che deve da un lato alimentare il vuoto lasciato dalla cera “persa” e dall’altro fare fuoriuscire la colata di cera e i gas prodotti dal metallo. Si tratta di una rete di condotti distinti  e separati che possiamo definire come sistema di evacuazione dei gas  e sistema si alimentazione del metallo.  In questa fase il modello viene comunemente lavorato capovolto (es. una figura con la testa in giù) nella sua parte inferiore viene creato un condotto in cera  dal quale la cera sciolta uscirà (in parte) e si disperderà nel l’involucro di argilla refrattaria che avvolgerà il modello. Il modello verrà ingabbiato in una rete di canali o getti. I getti principali, di dimensioni più grandi, accoglieranno attraverso un imbuto posto sul punto più alto della struttura reticolare, la colata di bronzo fuso che  si distribuirà lungo il perimetro della figura per poi collegarsi al modello di cera nella sua parte inferiore. I getti secondari, più piccoli,  formano il collegamento tra i getti principali e il modello di cera e permettono la distribuzione capillare e simultanea del metallo fuso su tutte le parti lasciate libere dalla cera; questa deve avvenire rapidamente per evitare il solidificarsi del metallo. Per la realizzazione dei getti si utilizzano canne di bambù in quanto questo materiale durante la combustione non rilascia residui. Le canne vengono  posizionate con la stessa inclinazione in modo obliquo per favorire  il processo di distribuzione del metallo per il principio di espansione dei liquidi  attraverso  “vasi comunicanti” oltre che per evitare la formazione di bolle d’aria e garantire una uniforme distribuzione del metallo di fusione. Nella parte superiore oltre all’imbuto di  colata si trovano le parti terminali dei condotti detti “sfiati”, più sottili dei getti ,  collegati alla parte alta del modello di cera, necessari alla fuoriuscita dell’aria e del gas prodotti dalla fusione

Una volta realizzato il sistema di alimentazione si passa alla realizzazione dello stampo “in polvere” si tratta di uno stampo realizzato con una miscela di gesso e materiale refrattario (sabbia, laterizio sbriciolato ecc.) che  è poi la stessa composizione dell’anima posta all’interno del modello di cera. Il pezzo munito dei canali di alimentazione  e di evacuazione viene ricoperto di materiale di stampaggio sufficientemente fine e adatto a sopportare temperature elevate, deve inoltre essere resistente per contrastare la pressione e poroso per permettere la fuoriuscita dei gas della fusione. Sul modello in cera viene inizialmente applicato un primo strato di impasto molto sottile, steso a pennello e di consistenza collante, per essere più fedele possibile . Si monta poi attorno al pezzo una specie di manicotto di impasto refrattario lasciando uno spazio vuoto tra i due . Quando il secondo ha raggiunto il livello superiore dell’imbuto di colata lo si riempie con un composto, sempre refrattario, di consistenza fluida:  i getti e gli sfiatatoi sono evidentemente inglobati nello stampo cilindrico. Per finire questo verrà ulteriormente avvolta da uno strato di materiale più grezzo. Dallo stampo così composto  rimarrà visibile solamente la bocchetta dell’imbuto di alimentazione posta sulla parte superiore e i fori degli sfiati.

COTTURA DELLO STAMPO

La cottura svolge due funzioni, quella di cuocere completamente le parti laterizie dello stampo (refrattario e nucleo)  e quello di sciogliere la cera costituente il modello e la canalizzazione. Lo stampo viene messo in forno con l’orifizio dell’imbuto di colata rivolto verso il basso.  I forni, del tutto simili a quelli per la ceramica, sono dotati di contenitori per la raccolta della cera sciolta. I tempi di cottura variano a seconda della grandezza dei bozzi, minimo 10 ore, per opere molto grandi anche 3 giorni. Il forno viene portato progressivamente a 400 gradi. La metà del tempo di cottura viene impiegato per portare lentamente il forno alla temperatura necessaria, l’altra metà per procedere altrettanto lentamente al suo raffreddamento. Intorno ai 300 gradi avviene lo scioglimento della cera che fuoriesce parte dall’imbuto e parte dal canale di scarico appositamente creato. Questo canale, una volta terminata la cottura dello stampo dovrà essere sigillato per non permettere la fuoriuscita del bronzo. Il bozzo una volta raffreddato viene collocato in una buca di sabbia dalla quale fuoriuscirà solamente l’imbuto che si troverà nella giusta posizione per accogliere il crogiuolo colmo di bronzo fuso. Una volta avvenuto il raffreddamento del metallo lo stampo in polvere viene distrutto con scalpello e utensili da punta e il materiale può essere recuperato e riciclato per la composizione di altri stampi. Poi ha inizio il lavoro di rifinitura del pezzo.



RIFINITURA                                                                                                                                                                                                                             
Dopo la colata il pezzo di metallo viene estratto dallo stampo per l’operazione di “scoccaggio” . La scultura sarà liberata dalla rete dei getti e dei condotti che la circondano con l’aiuto di scalpelli e seghe. Le sbavature vengono tolte a mano con scalpello e lima mentre per le saldature si utilizza lo stesso bronzo di colata avente lo stesso calibro. Occorre inoltre procedere all’eliminazione dell’ anima e del chiodi che la tenevano ancorata al modello. La scultura viene quindi rilavorata con le tecniche del martellaggio e della cesellatura per eliminare le tracce dei getti, dei condotti e altre imperfezioni. Dopo questa operazione si passa alla realizzazione della patina. Anche la scelta della patina  è una vera operazione artistica. Le variabili sono  molteplici e dipendono dalla diversa combinazione chimica degli ossidi impiegati. Il risultato finale è strettamente connesso con le scelte operate in questa fase in quanto il trattamento della superficie dell’opera ha il compito di valorizzare ed esaltare la forma e di preparare l’opera  ad accogliere la luce con i toni più appropriati che vanno dalle calde sfumature del rame, alla purezza dell’ottanio  alla lucentezza dell’argento, per permettere alla scultura di sprigionare nel modo più efficace la sua forza espressiva e portare all’uomo l’universale messaggio della bellezza.

                                                                     









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1 commento:

enrico ha detto...

Davvero affascinante , è il mio sogno realizzare una scultura in bronzo

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