mercoledì 3 febbraio 2010

BASSORILIEVI A LEGNAGO

In Corso della Vittoria, un gruppo di ceramisti ha decorato alcune fioriere. Se l'amministrazione comunale darà l'ok, potranno essere realizzati altri bassorilievi.
Un gruppo di appassionati, che ha dato vita all'Associazione MagicArgilla, ha proposto al Comune di Legnago di abbellire le fioriere sopraelevate in cemento di Corso della Vittoria, con bassorilievi su formelle in terracotta.
Il progetto generale prevede la narrazione - decrizione di momenti della vita e dell'ambiente di un tempo: Edifici significativi, Giochi di un tempo, Mestieri, Tradizioni, Fole, Momenti significativi della vita contadina, ecc.
Finora sono state coperte con formelle tre facciate di fioriere con i seguenti soggetti:
1. Zughi de 'na olta (terracotta monocroma) : presso Crediveneto, lato strada;
realizzazione: anno 2006;
2. Edifici significativi e paesaggi della Bassa (terracotta policroma): davanti alla Casa di Riposo, lato marciapiede; realizzazione: anno 2008;
3. L'omo selvatico, fòla della tradizione veronese (terracotta policroma): angolo tra Corso della Vittoria e via Salieri, lato strada; realizzazione: anno 2008.
L'amministrazione Gandini ha dato volentieri l'ok alla realizzazione e si è assunta le spese dell'acquisto della terracotta, della cottura e della posa in opera.
I ceramisti hanno prestato gratuitamente il loro lavoro.
L'associazione MagicArgilla ha rinnovato alcuni mesi fa la proposta di continuare la posa di formelle su altre fioriere anche alla Giunta attuale ed è tuttora in attesa di risposta.

1. Zughi de 'na olta: Queste 11 formelle di dimensione 40cm x 40 cm circa, sono state inaugurate il 2 dicembre 2006, alla presenza del sindaco Gandini. Sono intervallate da altre formelle più strette raffiguranti diversi tipi di alberi. Questi i giochi rappresentati:

1. Butìne che zuga col passegìn (formella di Renato Tezzon) 2. Mosca cieca (formella di Lucrezia Vitolo) 3. Màrmore e salto co la corda (formella di Renato Tezzon) 4. El girotondo (formella di Emma Crescente 5. Saltacavaléta (formella di Luigi Bologna) 6. El salto co la corda (formella di Emma Crescente)

7. El scianco (formella di Luigi Bologna)
8. L'altalena dol coperton del tratore (formella di Anna Balestrieri)
9. El giro d'Italia (formella di Luigi Bologna)
10. L'altalena co l'asséta de legno (formella di Ida Rubele)
11. El cavalo a dondolo (formella di Anna Balestrieri)
I bassorilievi sono stati eseguiti dagli allievi del corso di scultura coordinato dalla prof.ssa Rosa Borroni, a Verona presso la 1^ Circoscrizione.
2. Legnago de ieri. 14 formelle illustrano edifici caratteristici e paesaggi tipici di Legnago di un tempo. I bassorilievi sono stati eseguiti dagli allievi della Scuola di scultura di Legnago, coordinati dalla scultrice Rosa Borroni nell'anno 2009. Questi i soggetti:
1. Ceramisti al lavoro (formella di Rinaldo Camilloni)
2. Il Nichesola innevato (formella di Christa Pichler)
3. Piazza San Martino (formella di Elena Zanardi)
4. Traghettatore sul Tartaro (formella di Luigina Pellini)
5 Il Torrione (formella di Giovanna Spinello)
6. Scorcio di casa rurale (formella di Marisa Lonardi)
7. Raccolta del fieno (formella di Marisa Morelato)
8. Casa natale di Antonio Salieri ( formella di Stefania Venturi)
9. Teatro Salieri (formella di Giovanna Spinello)
10. Casa sotto l'argine (formella di Stellina Cirincione)
11. Ponticello sul Terrazzo (formella di Marisa Morelato)
12. Il leone di San Marco (formella di Stellina Cirincione)
13. Salgàri lungo il Dugale ( formella di Luigi Bologna)
14. Raccoglitrice d'erbe sull'argine (formella di Marisa Beghini, prematuramente scomparsa poche settimane dopo aver realizzato questa bellissima formella).
3. "L'omo selvatico". La fola veronese, raccolta e pubblicata da Dino Coltro, è stata suddivisa il 17 sequenze ad ognuna della quali corrisponde una formella in bassorilievo; ogni formella misura 40 cm. x 40 cm. ed è distanziata dalla successiva con formelle sulle quali è riassunta la trama, in dialetto: (foto di Andreina Zanaga) 1. ... on butèlo 'l saluda so mama e 'l va a zércar fortuna ... (formella di Giovanna Spinello) 2. ... el cata 'na vecéta che la ghe dise:"Vizìn al ponte passarà 'na principessa; dàghe 'sto fazòlo e te sarè so sposo" ... (formella di Marisa Lonardi) 3. ... al ponte gh'è 'na dona maliarda che la lo invìta:"... intanto che te spèti, vien drento in casa che te dào on cafè" ... (formella di Stellina Cirincione) 4. ... el butèlo 'l va in casa, el bée 'l cafè, ma la dona la g'ha messo l'indormia ... (formella di Luigi Bologna) 5. ... al ponte càpita la principessa e lu nol la véde parché la dòna la ga dà l'indòrmia ... (formella di Marisa Lonardi) 6. ... la matìna dopo 'l butèlo, triste, el rivéde la vecéta:"No desperàrte, spètela stanote, che la torna ... (formella di Elena Zanardi) 7. ... la sèra l'incontra da novo la dòna maliarda, che la insiste:"Dai, vien drènto che 'l tanto da béare on cafè"... (formella di Dada Sajkovic)
8. ... la principessa, inamorà del butèlo che dorme, la va via col pianto 'n tel core ... (formella di Oliva Dalle Pezze) 9. ... la matìna dopo el butèlo, desperà, el cata la vecéta: "... bisogna che te la spèti, ma varda che l'è l'ultima note!" 10. ... el butèlo, staòlta, el se liga al ponte, ma la maliarda, da novo la lo convinze:"... l'è presto, gh'è ancora 'l sole! Vien drento!" ... (formella di Luigi Bologna) 11. ... el butèlo el se indormenza da novo ... la principessa, desperà la va via 'ncora col pianto 'n tel core ... (formella di Andreina Zanaga) 12. ... el butèlo 'l se sveja e dal dolore ghe pare da essare come on morto ... (formella di Marisa Lonardi) 13. ... el butelo, desperà, el se sconde drento 'na pianta ... passa 'l tempo: ormai i so vestiti e la so barba i è deventà color de i àlbari... (formella di Guerrino Grigoli e Andreina Zanaga) 14. ... riva i caciatori del re co i cani, i vede 'l butèlo: "... l'è l'omo selvatico! Ghe lo portemo al re! ... (formella di Luigi Bologna)
15. ... el re fa métare l'omo selvatico in te 'na gabia in piaza:"...Brai, ve dao on premio parché l'avì catà!"... (formella di Luigi Bologna)
16. ... la principessa la vede 'l butèlo sfigurà e la pianze. lu 'l ghe dà 'l fazoléto:"... ma l'è 'l me amore che spéto da ani!"... (formella di Stellina Cirincione) 17. ... el butèlo 'l vien lustrà, ben vestìo e la gente la dise:"Vardaciò, tuto coèrto de oro, el gà sposà la fiola del re!". (formella di Stellina Cirincione)
Le formelle sono state realizzate dagli allievi della scuola di scultura (associazione MagicArgilla) di Legnago, coordinati dalla scultrice Rosa Borroni.
L'intera "fola" si trova sul IV volume di Dino Coltro: " Paese perduto", parte I, Bertani editore, Verona, 1978. Siccome però questo importante volume è pressoché introvabile, trasciverò il testo della fòla in questo post, nella parte sottostante.

Come la stampa locale ha presentato l'avvenimento: Da l'Arena del 14 novembre 2008 L'arte della ceramica rivive in 31 formelle Realizzate da un gruppo di 15 iscritti al corso di scultura e bassorilievo del centro ambientale

Legnago riscopre la tradizione della ceramica che caratterizzò il capoluogo della Bassa in epoca rinascimentale. E lo fa attraverso un gruppo di 15 ceramisti per hobby, che da due anni seguono i corsi di scultura e bassorilievo allestiti al centro ambientale archeologico di via Fermi. Lezioni durante le quali sono state plasmate, sotto la guida della scultrice vicentina Rosa Borroni, le 31 formelle in terracotta policroma di 40 centimetri per 40, che verranno scoperte domenica pomeriggio in Corso della Vittoria sulle facciate di due fioriere collocate di fronte alla Casa di Riposo. Il tutto per un tratto di quasi 20 metri dove si alternano paesaggi agresti, scorci cittadini e mestieri d'antan. Oltre che nel ricordo di Marisa Beghini, una delle autrici, scomparsa nel frattempo. "Si tratta del secondo intervento di arredo artistico della città", spiega Luigi Bologna, assessore ai lavori pubblici e coordinatore del gruppo di ceramisti, "dopo l'esperimento realizzato due anni fa con la posa, su un'altra fioriera del corso, di 11 formelle raffiguranti i giochi di un tempo. Di fronte al successo riscosso da quelle prime opere abbiamo pensato di proseguire il progetto finalizzato all'abbellimento del centro, sempre privilegiando le tradizioni locali". E così, dopo due anni passati a modellare creta, i 15 artisti hanno donato i nuovi bassorilievi al Comune: 14 sono stati installati davanti alla Casa di Riposo e vi si possono scorgere il Torrione, piazza San Martino, il Teatro Salieri ed immagino del mondo contadino; gli altri 17 si affacciano invece sul corso ed illustrano "L'omo selvatico" di Dino Coltro: una delle classiche fole veronesi, che domenica alle 15 verrà rappresentata al museo archeologico dal Piccolo Teatro di Oppeano in attesa di inaugurare un'ora dopo le formelle. Per l'occasione verrà presentato anche il calendario, realizzato con il contributo di Banca Veneta 1896 e di Corte Samuele con i mesi scanditi dalle 31 opere ritratte da Andreina Zanaga. (S.N.) Da Primo Giornale (Nov. 2008)

La città e le favole di Coltro raccontate in 31 formelle La "Legnago di ieri" tra industria, arte e storia. Legnago si racconta in Corso della Vittoria arricchendosi di altre 31 formelle in terracotta dipinta che vanno ad aggiungersi alle 11 dedicate ai "giochi di un tempo" posate due anni fa. Due nuove serie artistiche: la "Legnago di ieri" e la fola di Dino Coltro "L'omo selvatico", elaborate da un gruppo affiatato di ceramisti coordinato dall'assessore ai lavori pubblici Luigi Bologna che da oltre un biennio frequentano i corsi di scultura e bassorilievo svolti al Centro Ambientale Archeologico cittadino che, commenta l'assessore alla Cultura Clara Scapin, "sempre più sta assestando il suo ruolo di motore culturale concreto e operativo, oltre che luogo di ricerca e conservazione museale". Una tradizione storicamente ed economicamente importante quella dell'industria della ceramica per il capoluogo della Bassa, che affonda memorie e radici nel Rinascimento con fabbriche presenti sia a Legnago che nelle frazioni limitrofe come Porto. Un recupero quindi che oltre ad essersi materializzato in un ulteriore abbellimento espetico cittadino, evidenzia un percorso condiviso e integrato tra gli attori della scena culturale legnaghese. Per due anni la squadra di ceramisti, coordinata dall'artista vicentina Rosa Borroni,(qui sotto nella foto,

ha lavorato a questi bassorilievi realizzati in terracotta policroma invetriata che copriranno per quasi 20 metri Corso della Vittoria posizionandosi sui lati delle fioriere. " Un progetto di arredo urbano che ha avuto un primo step due anni fa con le raffigurazioni dei giochi di un tempo e che parte dal recupero di una tradizione ceramista forte nel territorio per valorizzare la storia e la civiltà di un tempo - commenta l'assessore luigi Bologna e prosegue - le 14 formelle narranti la "Legnago di ieri" che verranno disposte sulle fioriere davanti alla Casa di Riposo, infatti racconteranno per immagini luoghi monumentali come il Torrione, la Casa natale di Antonio Salieri, Piazza San Martino, aspetti stagionali del paesaggio e personaggi come il traghettatore sul Tartaro e delle attività agricole. Le altre 17 invece affacciate sul corso, avranno come soggetto la fola de "L'omo selvatico" di Dino Coltro, con i disegni di base di Stellina Cirincione". Per l'occasione inoltre è stato confezionato un calendario disponibile al Museo archeologico ambientale realizzato con il contributovdi Corte Samuele e Banca Veneta 1896, che raccoglie le immaginio di tutte le 31 formelle accompagnate dai proverbi della saggezza popolare. (B.C.)

L'OMO SELVATICO: testo in dialetto e in italiano

(DIALETTO)

On butèlo el vole catàre la fortuna, a tuti i costi; el salùda so mama, e via par ‘na strada longa, e camina e camina... El cata 'na vecéta, - in do vèto bel butèlo de caminon? - in zérca de fortuna, el dise - alora te insegno mi cossa te gh’è da fare: in tél bàtare e ribàtare la mezanòte, càtete in fondo a sta strada che gh’è on ponte, lì passarà la principessa, dàghe sto fazolo, e te sarè so sposo. El ringrazia sta vecéta, e via de filàta parché l’èra ormai sèra, el sole l’èra in via nare in catinòra, el riva al ponte, el lo varda bèn, l’è proprio chélo che la gh’ha dito, el se méte lì a spetàre, ma ‘na dona lì darènte la lo vede, - cossa fèto lì inpié? - speto el bàtare de la mezanote, - eh gh’è tempo!, vien drento in casa intanto che te dào on cafè. Lu nol vole, ma la insiste che el va drènto in te sta casa, el bée el cafè, ma la insiste; el va drento in te sta casa, el bée el cafè, ma la dona la g’ha messo l’idormia, e péna che ‘l capita sul ponte, el se indorménza, e nel bàtare e ribàtare de la mezanote, càpita la principessa e lu no ‘l la vede. Quando el vèrze i oci, gh’è el sole alto, nol sa cossa fare, el vede la solita veceta, - no desperarte, ma zerca de no scoltàre i altri, varda cossa te gh’è da fare ti, spètela stanote che la torna; el smania tuto el giorno e a seretìna l’è za là, quando la dona, - vien drènto, la ghe dise, chel tanto da béare on cafè; lu nol vole, éla la insiste e dai, fin chel se decide, e ghe càpita come la note prima. Quando el se sveja, l’è desparà, - cossa ghénti da fare? - gnénte, la ghe racomanda, la solita vecéta, che la càpita lì bel bèlo, - bisogna che te la spèti, ma varda che stanote, l’è l’ultima nòte; el se taca al ponte parfìn, par no mòarse, ma riva la dona, -on poco, par la compagnìa, l’è presto, gh’è ancora el sole, difati l’èra giorno ancora, - se ghe vào dèsso, dopo la me lassa stare, el pensa, e el ghe va. Ma la nòte la passa, e lu el dorme, e la principessa, innamorà del butèlo che ‘l dorme sul ponte, la se slontana con el pianto in t’el core; lu el se sveja e ghe par da essare come on morto, senza vita, e el se rifugia in t’on bosco; nol g’ha da cambiarse, né gnénte; el va drento in te ‘na pianta par ripararse da le intemperie, ormai la so veste e la so barba, i è vegnù colore de i àlbari, nol se distingue da la pianta che ghe fa da casa. Vien che riva i caciatori del re a cacia; i cani da usta i lo scopre; i g’ha dito - gh’è l’omo selvatico!, ghémo catà la nostra fortuna, ghe lo portemo al re; e cossìta i fa; el re el ghe dà on premio, - la nostra cità se farà nome, el dise, e el fa métare l’omo selvatico in te la so caponara, a disposizion de tuti a vardàrlo. Péna tacà ia in te la so caponàra, passa davanti a lù na procession de gente a vardàre, - che bruto! Che barba!, cissà se ‘l parla! e passa anca so fiola del re, e lu el tira fora el fazolo incantà de la veceta, el se suga i oci da le lagreme; ela la lo vede, - bupà, la g’ha dito, ma chélo lì l’è l’òmo, che mi g’ho da sposare, l’è el me amore, che speto da ani e ani, arda in do l’è, in che sìto te l’è messo! El re fa tajare i feri de la caponara, l’omo el viene tirà fora, netà, sbarbà da i mejo barbieri, vestìo co vestiti de oro, e se vede on butèlo da fare incantare, e el g’ha sposà so fiola del re.

(ITALIANO)

Un giovane vuole trovare la fortuna, costi quello che costi, saluta sua madre e s’incammina su una lunga strada, e cammina cammina. Incontra una vecchietta, “dove vai bel giovine con quel passo svelto?”, “in cerca di fortuna”, risponde, “se è così ti dico cosa fare; tra il battere e il ribattere della mezzanotte, trovati in fondo a questa strada dove c’è un ponte, da lì passerà la principessa; offrile questo fazzoletto, e sarai suo sposo”. Ringrazia la vecchietta, e via svelto perché ormai era sera e il sole stava per tramontare; arriva al ponte, lo osserva, corrisponde a quello descritto dalla vecchietta, si mette ad aspettare, ma una donna che abita lì lo vede, “cosa aspetti?”, “aspetto il battere della mezzanotte”, “eh, c’è tempo, entra in casa intanto che ti offro il caffè”. Lui rifiuta ma lei insiste, insiste tanto che cede e entra in casa, beve il caffè, la donna vi ha messo il sonnifero; appena arriva sul ponte, si addormenta, e tra il battere e il ribattere della mezzanotte, arriva la principessa e lui non la vede. Quando apre gli occhi, c’è il sole alto, non sa cosa fare, scorge la vecchietta,”non disperare, ma cerca di non ascoltare gli altri, bada a quello che devi fare tu, aspettala che stanotte torna”, smania tutto il giorno e all’imbrunire è già sul ponte, quando la donna “vieni dentro, lo invita, il tempo necessario per prendere un caffè”; lui non accetta, lei insiste e continua, finché cede, e gli capita lla stessa cosa della notte precedente. Quando si sveglia, è preso dalla disperazione, “cosa devo fare?”, “niente, gli raccomanda la solita vecchietta che càpita lì con passo lento, devi aspettarla, ma attento che questa notte è l’ultima” si attacca al ponte perfino, per non allontanarsi, ma arriva la donna, “solo un po’, per la compagnia, è presto, c ‘è ancora il sole”; difatti era giorno ancora, “se ci vado adesso, dopo mi lascia in pace” pensa, e entra. Ma la notte passa, lui dorme, la principessa innamorata del giovane dormente sul ponte si allontana col pianto nel cuore, lui si sveglia e si sente come morto, senza vita, si rifugia in un bosco, non ha indumenti per cambiarsi, non ha niente; entra in un buco di una pianta per ripararsi dalle intemperie, ormai il suo vestito e la barba sono del colore degli alberi, non si distingue più dalla pianta che gli fa da casa. Avviene che arrivano i cacciatori del re a caccia, i cani annusano, lo scoprono, esclamano tra loro,”c’è l’uomo selvatico, abbiamo trovato la nostra fortuna, lo conduciamo al re” e così fanno, il re li premia,”la nostra città diventerà famosa”, dice, fa mettere l’uomo del bosco in una gabbia, perché tutti lo possano vedere. Appena rinchiuso nella gabbia sospesa, passa davanti a lui una moltitudine di gente per osservarlo, “che brutto!, che barba!, chi sa se parla!”; passa anche la figlia del re, e lui tira fuori il fazzoletto datogli dalla vecchietta, si asciuga gli occhi bagnati di lacrime, lei lo vede, “padre, disse, ma quello è l’uomo che io devo sposare, è il mio amore che attendo da anni, guarda dov’è, in che luogo l’hai messo”. Il re fa tagliere i ferri della gabbia, l’uomo viene fatto uscire, pulito e rasato dai migliori barbieri, coperto con vestiti d’oro, e si scopre un giovane da restare senza parola, e ha sposato la figlia del re.

(da : Dino Coltro: Paese perduto, vol 4°, parte 1^, ed. Bertani,Vr, 1978)

Nessun commento:

VERONA: I DISEGNI MIEI E DI MARISA LONARDI RELATIVI A VERONA

 Disegni di Luigi Bologna e Marisa Lonardi Piazza delle Erbe Lungadige (che non c'è più) Piazza delle Erbe  Lavori sull'Adige nei pr...