lunedì 2 maggio 2011

Cina 6: Shanghai

Foto di Marisa Lonardi e Luigi Bologna

1 giugno 2010. Partiamo alle 10,25 dalla stazione di Hanhzhou diretti a Shanghai col treno ad alta velocità. 
E' in ritardo di quasi 20 minuti. Feng, l'accompagnatore, ci dice che è un'eccezione, perché i treni sono generalmente puntualissimi. Il treno è gremito in ogni ordine di posti. Controllore è una giovane donna, dai lineamenti graziosi. Arriviamo dopo un'ora e venti a Shanghai.
Lungo il tragitto dalla stazione al BUDDHA DI GIADA non vediamo altro che grattacieli. La guida locale Zeng ci racconta che Shanghai ha 20 milioni di abitanti ed un superficie di 6300 kmq. E' suddivisa in 15 quartieri ed è divisa in due dal fiume WANGPU: ad ovest la città vecchia, ad est quella nuova. Il grattacielo più alto, conosciuto come IL CAVATAPPI per la sua forma attorcigliata intorno all'asse verticale, ha 100 piani ed un'altezza di 492 metri. Shanghai ha subìto l'invasione e  l'influenza francese ed inglese.

Il cielo continua ad essere grigio. Passiamo davanti all'EXPO e ci fermiamo per le foto di rito (V. più avanti). Scendiamo al TEMPIO DEI BUDDHA DI GIADA, un complesso relativamente antico, in legno, secondo la tradizione. Tutt'intorno grattacieli. Il suo nome deriva dalla presenza di due sculture in giada verde chiaro di Birmania. Sono molto più belle di tutte le altre che abbiamo visto. A queste due statue non si possono fare foto. 
Usciti, andiamo ad assolvere a quello che in Cina sembra un rito obbligatorio per tutte le comitive di turisti: la visita ad un centro di vendita di prodotti cinesi. Questa volta tocca ai prodotti taroccati: orologi, portafogli, occhiali, borse, valige, tutti di firma. I prezzi dei "Rolex" sono intorno ai 50 euro. Poi, muovendosi con circospezione, come se stessero recitando in teatro, aprono una parete mobile al di là della quale spuntano altri prodotti taroccati "di pregio" che costano dalle 5 alle 10 volte di più dei precedenti. E' chiaramente tutta una messinscena: i proprietari dei locali hanno la protezione di qualcuno di importante; le guide ti conducono lì perché hanno un loro interesse; i turisti (alcuni, forse) hanno il brivido dell'illegale. Sì, perché questo tipo di vendita è proibita dallo Stato dopo le vibranti proteste del cartello dei grandi marchi industriali.


 













Il Buddha delle giade


Il Buddha delle Giade


Il Buddha delle Giade



Il Buddha delle Giade: antico e moderno a confronto

















































Alcuni aspetti della nuova città


                                               


La sera facciamo un giro e saliamo sul grattacielo di 88 piani. C'è una coda lunghissima all'esterno. Pensiamo che arrivi fino all'ingrasso, invece, quando entriamo, scopriamo che c'è il doppio della coda all'interno. Attendiamo pazientemente il nostro turno (50 minuti di coda) per poi affrontare 1 minuto di salita, 10 minuti (tassativi) di visita e foto, 1 minuto di discesa. Lo spettacolo dall'alto è comunque affascinante: la città è tutto un gioco di luci. Per guardare e filmare o fotografare devi farti largo fra i turisti, stipati come sardine, soprattutto cinesi e dell'est asiatico. Vanno bene quelli alti sopra il metro e ottenta. E' meglio non pensare a cosa succederebbe se qualcuno, all'improvviso, si sentisse male. Col pulmino andiamo al BUND: una vista meravigliosa; poi al quartiere francese, dove tutti gli edifici sono stati ristrutturati. Il BUND, simbolo della vecchia Shanghai, è il regno dei commerci febbrili. Maestosi edifici dominano placidi la strada alternando linee architettoniche  neoclassiche (America anni '20 - '30), sovietiche, avanguardia. La passeggiata, lunghissima, è invasa da turisti cinesi e stranieri che fotografano PUDONG dall'altra parte del fiume Huangpu. E' tutto un pullulare di venditori ambulanti con oggetti e mercanzie di tutti i tipi.

Il giorno dopo ci rechiamo a Nanjing Road, chiusa al traffico dopo 200 metri dall'imbocco. Un casìno infernale: urla (normali) dei cinesi che chiacchierano , ambulanti, venditori di orologi taroccati, di pattini a calcagno (la moda di quest'anno), con cui si può camminare normalmente o andare sui pattini.

La sera mia moglie ed io, con due amici, abbiamo fatto una lunga passeggiata dalle parti dell'albergo Ramada, per osservare la vita di tutti i giorni della gente normale. Un alternarsi continuo di vecchi negozietti, di stile vagamente arabo e di nuovi locali, in tutti simili a quelli europei; ristorantini di 15 mq e ristoranti di lusso; gli immancabili McDonald. Entriamo in un ristorante dove le cameriere non ci servono mai, pur venedo continuamente da noi a parlarci in cinese. Alla fine, dopo circa un quarto d'ora, capiamo che vogliono il pagamento anticipato della cena. 

Il giorno dopo abbiamo visitiamo il Museo di Shanghai (V. post: Shanghai, il Museo delle ceramiche). Il pomeriggio ci imbarchiamo  per Xi An. I controlli, in aeroporto, sono  severissimi: a quasi tutti fanno aprire i bagagli.



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