sabato 10 aprile 2010
CENTRALI NUCLEARI: ACCORDO BERLUSCONI - SARKOZY
I fatti (da "Il giornale del 10 aprile)
Parigi. C’era soddisfazione ieri a Parigi per l’atmosfera della collaborazione franco-italiana in ambito economico e finanziario. I tempi delle polemiche (come quella provocata dalla scalata del gruppo pubblico transalpino Edf, Eléctricité de France, al capitale Edison) sono ormai acqua passata. La «pax electrica» tra i due lati delle Alpi funziona, tanto più che l’Italia vuole realizzare centrali nucleari grazie alla collaborazione dei francesi, che in questo campo hanno davvero esperienza da vendere, grazie ai loro giganti Edf e Areva.
E proprio sull’atomo è stato siglato uno dei bilaterali più importanti che estende la partnership tra i due Paesi e le aziende italiane e francesi: quattro gli accordi tra imprese, tre le intese che riguardano la collaborazione tra agenzie cui si affiancano altri due accordi intergovernativi in materia di ricerca e sicurezza. Cuore dell’ampliamento della collaborazione industriale la spinta a un altro attore italiano che si ritaglia un ruolo nel ritorno all’atomo nel Paese che punta a quattro nuove centrali con tecnologia francese Epr-Areva: Ansaldo energia che lavorerà con Enel ed Edf, già soci in una joint venture paritetica, per partecipare alla realizzazione degli impianti. Obiettivo dell’accordo è la valorizzazione dell’industria italiana contro i rischi di una colonizzazione francese nel ritorno al nucleare e la cooperazione che si estende anche ai progetti Epr a livello internazionale. Un ritorno, quello al nucleare, che il premier Silvio Berlusconi ha definito «doveroso» per far pagare meno la bolletta agli italiani e ridare competitività al sistema, e apprezzato dal presidente Nicolas Sarkozy che lo ha chiamato «storico».
Per Ansaldo si tratta di un doppio coinvolgimento. La società di Finmeccanica ha siglato infatti un’intesa con Areva detentrice del brevetto Epr per le centrali di terza generazione entrando così nella tecnologia direttamente legata al nocciolo dell’impianto, «sia per la produzione di componenti speciali, sia per il supporto alla realizzazione e messa in servizio» delle centrali.
Nel complesso sono venti gli accordi firmati ieri a Parigi in occasione del 28º vertice italo-francese, dove il presidente Nicolas Sarkozy e il premier Silvio Berlusconi sono stati affiancati dai ministri degli Esteri, dell’Interno, dello Sviluppo economico, dei Trasporti, della Difesa, dell’Ambiente, della Cultura e delle Politiche comunitarie. Oltre che sul nucleare è stata siglata un’intesa importante in materia di difesa. I ministri competenti hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui i due Paesi riaffermano la volontà di rafforzare la loro cooperazione bilaterale sulla politica europea di sicurezza e difesa. La dichiarazione segna anche «il lancio concreto della brigata franco-alpina, per pianificare e condurre operazioni congiunte», che dovrebbe comprendere circa seimila uomini.
Quanto al settore dei Trasporti, i ministri Altero Matteoli e Dominique Bussereau hanno poi fatto il punto sullo stato di avanzamento dei grandi progetti avviati tra i due Paesi, tra cui la linea ad alta velocità Torino-Lione. Buone notizie per l’Aquila sono venute dai ministri degli Esteri Franco Frattini e Bernard Kouchner e dai loro colleghi della Cultura, Sandro Bondi e Frederic Mitterrand, che hanno firmato un accordo per la ricostruzione della Chiesa di Santa Maria del Suffragio all’Aquila, danneggiata dal terremoto di un anno fa, cui Parigi contribuirà con 3,25 milioni di euro. Una dichiarazione sull’immigrazione è stata siglata dai titolari dell’Interno, Roberto Maroni ed Eric Besson: nel testo, si sottolinea «il ruolo di motore della Francia e dell’Italia per la lotta contro l’immigrazione clandestina nel Mediterraneo».
Commento
Un altro passo fondamentale del governo verso la realizzazione delle nuove centrali annunciate, in dispregio del popolo italiano che qualche anno fa si era espresso in maniera inequivocabile con un referendum contro l'installazione delle centrali.
Adesso si misurerà la coerenza dei Governatori di varie Regioni, fra cui Zaia per il Veneto, Cota per il Piemonte e Polverini per il Lazio, che in campagna elettorale avevano escluso categoricamente l'intallazione di centrali nucleari nel loro territorio.
O anche la coerenza è entrata a far parte di quei concetti che non hanno più alcun significato?
O forse i politici sanno che, passate le elezioni, non pagheranno un prezzo per la sconfessione del programma elettorale?
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