mercoledì 2 novembre 2011

PORTA MANTOVA: LETTERA APERTA ALL'ASSESSORE AI LL.PP.





Il consigliere comunale Arch. Tommaso Casari ha scritto una lettera aperta all'assessore ai Lavori Pubblici Moreno Nalin sugli interventi di copertura degli scavi di Porta Mantova, decisi dall'Amministrazione Rettondini.

                                   Legnago: Scavi di Porta Mantova
La pubblico integralmente, in quanto è uno dei pochi (purtroppo) interventi pubblici che fa un'analisi precisa del problema, dando anche qualche idea interessante per la soluzione (la migliore, per me, resta comunque la sostituzione dei mattoni rovinati con altri resistenti al gelo delle stesse dimensioni e colore, così come la Soprintendenza aveva autorizzato nel 2009):


"31 ottobre 2011, Legnago
All'Assessore all'Urbanistica ed ai LL.PP. Arch. Moreno Nalin 

E' notizia recente che la Sovrintendenza di Verona ha dato il via libera preliminare all'intervento che riporterà i resti archeologici di 'porta Mantova' (in condizioni di degrado) sotto il manto stradale vincolandolo a perentorie condizioni senza le quali non sarebbe possibile procedere:
- il restauro conservativo del sito archeologico prima del reinterro secondo precisa procedura;
- il ridisegno in superficie dei resti "seppelliti" della porta con materiali differenziati allo scopo di ricrearne la memoria visiva.

E' bene ricordare che poco prima delle elezioni del 2009, la precedente amministrazione aveva ricevuto l'autorizzazione della Soprintendenza a 'sostituire' i mattoni ammalorati con nuovi laterizi resistenti al gelo, delle stesse dimensioni di quelli autentici, a fronte di un impegno di spesa notevolmente  inferiore ai 175.000 € stanziati  dall'attuale amministazione.

In campagna elettotale (alla quale lei non ha partecipato) e dopo la vittoria alle urne, Rettondini e alleati decisero di procedere alla chiusura dei resti archeologici. Posizione che poi lei ha ribadito e avallato il mese scorso in sede di discussione consigliare in seguito ad una mia precisa domanda al riguardo.

 Vorrei ripercorrere le tappe di un procedimento difficoltoso e tutt'altro che semplice nel quale emerge con palese evidenza il fatto che la Soprintendenza di Verona, ponendo in sequenza una serie di paletti, abbia quanto meno dimostrato poca condivisione alla richiesta di rimettere i resti seicenteschi sotto terra per farci passare sopra una strada aperta al traffico. 

Nel mese di giugno 2010 si era svolto a Verona un incontro preliminare con la Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Archeologici.
In quell' occasione l'Ente preposto aveva preso atto della volontà dell'Amministrazione di seppellire i resti (riportati alla luce nel 2004) pretendendo però che l'intervento fosse realizzato con tutti i crismi, secondo precise modalità procedurali ed esecutive e nel rispetto di rigorose prescrizioni volte a salvaguardare una delle poche testimonianze rimaste della Legnago di un tempo.
Dopo aver appreso la notizia a mezzo stampa, presentai un'interrogazione in Consiglio comunale allo scopo di chiedere quali fossero gli interventi che l'amministrazione intendesse perseguire in merito alla sistemazione dell'intera area di scavo a monte di quell'impegno di spesa di 175.000 € (cifra da voi stanziata nel Piano Triennale delle Opere Pubbliche a titolo 'intervento per la riqualificazione e la razionalizzazione del primo tratto di Corso della Vittoria'). Mi vennero ribaditi (dal suo predecessore) i motivi che avevano indotto l'amministrazione a procedere in quella direzione ovvero da un lato la necessità di risolvere il problema del deterioramento dei mattoni (la cui continua manutenzione avrebbe costituito una spesa gravosa ed insostenibile) e dall'altro la necessità di riaprire al traffico veicolare Corso della Vittoria in collegamento con via Matteotti e Via De Massari. 

Quando tutto sembrava a posto ed i lavori pronti al nastro di partenza, nel mese di gennaio 2011 la Soprintendenza alzò ancora i paletti  ponendo come condizione necessaria per potere riaprire i cantieri la realizzazione di un video documentario a carattere storico ed archeologico (di Porta Mantova e del sedime adiacente) come volontà di consegnare ai posteri il monumento 'riseppellito'. 
Tale richiesta si quantificò in ulteriori 9360 € di spesa per la collettività legnaghese necessari per poter girare il 'video-memoria' e soddisfare la legittima richiesta. 

Ai primi di ottobre (come riportato a mezzo stampa nelle colonne de l'Arena), dopo il sopralluogo della Soprintendente per i Beni Architettonici e paesaggistici Dott.ssa Gaudini, è arrivato un nuovo stop al procedimento, con la richiesta obbligatoria di riformulare un nuovo intero progetto che da un lato prevedesse il preventivo restauro dei resti in chiave conservativa prima della sepoltura e dall'altro si progettasse un nuovo disegno in superficie in modo da richiamare fedelmente i quattro pilastri, le pareti portanti, gli archi e gli altri elementi strutturali dell'antica porta. In sostanza si richiedeva un disegno in superficie dell'intero complesso archeologico, nella posizione corretta, con l'utilizzo di elementi lapidei di diverso colore e materiale.

A seguito di quanto esposto mi chiedo se Lei  è ancora dell'idea che questo progetto, così come voluto dalla Soprintendenza, si presti semplicemente all'apertura al traffico o possa diventare un elemento da valorizzare nel contesto urbano cittadino data la vicinanza con Piazza Garibaldi ovvero il luogo di maggiore centralità e aggregazione di Legnago. 
L'Ente veronese impone (giustamente) un disegno in superficie con materiali differenziati: voi ci volete fare passare sopra una strada indicandone la carreggiata con borchie di metallo? Non lo trova quanto meno riduttivo e di poco senso? Partendo dal principio condivisibile che i resti vanno conservati e ricoperti [qui dissento: che vadano conservati, sì; che vadano ricoperti per farci passar sopra la strada,no!], Lei è convinto che un progetto di tale natura si realizzerà mantenendo un impegno di spesa di 175.000 € o, più verosimilmente, l'intero intervento comporterà un aumento inevitabile dei costi?

In virtù della professione che esercitava prima di assumere l'incarico di Assessore e proprio per la sensibilità che compete ad un 'Architetto', Le chiedo di riflettere sull'opportunità di riconsiderare l'intero intervento. 

Ripropongo e spero di poter condividere con Lei l'idea che già presentai in Consiglio Comunale lo scorso anno, ovvero quella di ripensare all'area archeologica di Corso della Vittoria come ad un nuovo luogo urbano di aggregazione che ricordi la presenza della porta della città e la sappia reinterpretare. Sono certo che valorizzandola risponderemmo alle esigenze della cittadinanza e alle richieste dei commercianti. 
Alcune città italiane hanno accolto questo tema proponendo risposte differenti ed originali. In questo senso sarebbe interessante ed innovativo aprire il progetto a nuove soluzioni attraverso un 'concorso di idee' per giovani professionisti. Si darebbe spazio alla circolazione del pensiero e voce ai più giovani (in un momento di difficoltà del settore) in grado di dare un contributo 'costruttivo' ed 'avanguardista' al tema in questione.

La bontà di una amministrazione non si misura solo attraverso il termometro del pareggio di bilancio (esercizio doveroso ed auspicabile sempre), ma anche e soprattutto se sa interpretare la complessità. Ciò significa, a mio umile modo di vedere, captare le occasioni più interessanti e fornire soluzioni non banali, in grado di connotare i propri spazi urbani -intrisi di memoria storica- come luoghi di qualità e non solo come linee da inserire semplicemente nello stradario comunale aperto al traffico.
Un cordiale saluto
Tommaso Casari, Consigliere Comunale"

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