venerdì 1 febbraio 2019

ROTTA ADIGE 1868

LA ROTTA DELL'ADIGE DEL 1868

Luigi Bologna a Legnago e Porto de 'na olta
Pubblico una prima parte di uno studio da me fatto su documenti della Fondazione Fioroni sulle rotte dell'Adige del 1868 e del 1882. Se interesserà qualcuno, potrei continuare in altre puntate. Le citazioni riguardano documenti della stessa Fondazione Fioroni
LA ROTTA DEL 6 –7 OTTOBRE 1868
LA PIENA
Il fiume Adige era già oltre il livello di guardia dal 3 ottobre 1868; fin da allora la Sezione del Genio (1) diede precise disposizioni per la sorveglianza degli argini e fece regolare la chiusura delle chiaviche (2) La mattina del 4 la piena continuava ad aumentare. Si fecero, sotto una pioggia dirotta e continua, alcune riparazioni all’argine destro all’esterno di Legnago, in vicinanza alla chiavica Donà . In tale punto si ebbero delle corrosioni nella golena. (3) Il lavoro di riparazione era urgente, e la Sezione del Genio utilizzò immediatamente 40 uomini per riparare le corrosioni. Dopo sei ore di lavoro continuo tale località fu al sicuro, ma fu lasciata lì in permanenza una squadra con l’occorrente in sacchi e materiali, per qualunque evenienza. Il giorno 5 la piena aumentò, ed allora si cominciò a dubitare della stabilità dei batardeaux (4) , cioè dei muri di sponda, in corrispondenza ai fossi delle fortificazioni, punti ritenuti generalmente i più deboli poiché erano di dimensioni non proporzionate alla straordinaria elevazione.
Si puntellarono numerose travi in schiena al muro per rinforzarlo nel caso in cui si fossero manifestate delle fenditure o dei segnali di cedimento; e nello stesso tempo si fecero allestire dei sacchi riempiti con terra (“sacchi a terra”) (5), per formare delle coronelle (6) sui muri stessi. Infatti, continuando ad aumentare la piena, c’era il pericolo che il livello dell’acqua li superasse, cosa che infatti si verificò il giorno successivo, soprattutto per quello di destra (7) a valle del ponte, dove l’acqua si inalzò di circa 20 centimetri sopra la cresta del muro. Qui si elevò prima il muro con quattro strati di sacchi di terra di grandi dimensioni posti a cavallo della cresta, quindi si sovrapposero -a cavalcione dei sacchi- delle vele doppie, requisite dalle barche ancorate all’interno di Legnago.(8)
Queste vele, caricate da una parte con altri sacchi ripieni di terra, furono dalla parte opposta al fiume fissate ai piedi e lungo il muro di sostegno. In tal modo si rivestì il muro dal lato verso il fiume, impedendo in buona parte le infiltrazioni nel tratto superiore e più sottile del muro, infiltrazioni che avevano una tale forza da lasciare qualche apprensione; sopra le vele si collocarono altri due strati di sacchi di terra. Con tali lavori si resero sicuri i muraglioni ed in seguito, nonostante il continuo aumentare del fiume, non si ebbe alcuna reale minaccia. Il fiume, per tutto il giorno 5, continuò ad aumentare di circa 2 centimetri all’ora. Nella notte dal 5 al 6 il fiume rimase per tre ore, dalle 11,30 alle 2,30, quasi stazionario, e pareva che questo fosse un positivo indizio di successiva diminuzione del livello; invece subito dopo riprese a crescere, e dalle 2,30 in poi riprese ad aumentare di 2 centimetri all’ora.
A questo punto il Battaglione Granatieri fu ripartito in squadre: una fu utilizzata per riempire dei sacchi a terra, un’altra per caricare i carri per il trasporto di materiale d’artiglieria fuori servizio, col quale sovraccaricare il ponte, ed un’altra ancora per formare le coronelle sugli argini esterni.
Al mattino, il battaglione e gli operai borghesi avevano riempito 9000 sacchi a terra, avevano ultimato le coronelle sugli argini, ed avevano caricato tutto il ponte sul suo lato longitudinale a monte, col materiale d’artiglieria inservibile (9)
La mattina del 6 l’allarme era massimo; l’unica speranza era riposta in una decrescenza od almeno in una stanca del fiume. Alle ore 11 si manifestarono copiose infiltrazioni nell’argine sinistro in vicinanza del cavaliere (10), dove venne rovesciato il muro esterno a sostegno della banchina, e si avevano serie apprensioni che potesse formarsi una rotta, in quanto i cedimenti si manifestavano anche nei tratti vicini dell’ argine.(11)
In poche ore di lavoro questo punto fu messo in sicurezza, impiegando oltre 12000 sacchi a terra; ultimata tale riparazione vennero formate delle coronelle sugli argini interni.(12) Nonostante ciò, i pericoli in caso di aumento del livello dell’Adige non erano cessati, poiché non si poteva sperare troppo nella stabilità degli argini interni, che avevano una grossezza di una metà degli argini esteriori; ma si ebbe la buona notizia: che già dal mattino a Verona il fiume era in fase di stanca.
Più tardi si manifestarono alcuni cedimenti frontali nell’argine destro, in vicinanza dell’ospedale , ai quali però si pose subito rimedio coll’impiego di qualche centinaio di sacchi a terra .
Altre infiltrazioni si manifestarono alla Beverara, nell’argine sinistro a monte del ponte (13) , dove si dovette puntellare il muro e rivestire le panconate di sacchi ripieni di terra.
Il fiume continuava a crescere: l’acqua si trovava a livello della cresta degli argini, si formavano ovunque coronelle, ma l’acqua che si trovava sul piano superiore si infiltrava con facilità nel corpo dell’argine, e si avevano molti getti, tanto nell’argine destro a valle del ponte, quanto negli argini di sinistra.
Si continuarono ad impiegare sacchi a terra per contenere tali infiltrazioni, e la dotazione di 22 mila sacchi in magazzino era pressoché ultimata, non ce n’erano più di 5 o 6 mila. Allora la Sezione del Genio si rivolse al Comune perché facesse requisire i sacchi in commercio (14) ; inoltre insistette presso il Comune perché acquistasse tela e facesse confezionare altri sacchi per averne una scorta.
Intanto si riunirono in Commissione il Comandante della fortezza, il Sindaco ed il Commissario distrettuale, al fine di poter prendere i provvedimenti necessari . Il lavoro continuava, era ormai notte. Dopo 20 ore di lavoro ininterrotto il Battaglione era spossato; i lavoranti borghesi diminuivano e da oltre 400 che erano si ridussero a non più di un centinaio (15) . I sacchi che c’erano in magazzino erano ultimati, quando si manifestarono altri due guasti, l’uno nell’argine sinistro a Porto dove si rovesciò un altro tratto di muro, e l’altro nell’argine destro dove si avevano continue infiltrazioni.
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1 Lettera della Deputazione all’Amministrazione Comunale al Sig. Pietro Todorowich, Capitano Direttore del genio in Legnago, 17 febbraio 1852 – A.M.L. Cat. X – Cart. 40
2 Le chiaviche sono paratoie per regolare il flusso di uno scolo in un corso d’acqua.
3 3(Tav. 15 e 16, Sez.IL)
4 I batardeaux sono i muri di sponda
5 Sacchi a terra: si tratta di sacchi riempiti con terra
6 Le coronelle sono argini a pianta curva, predisposti a difesa di un tratto di arginatura pericolante.
7 (tav. 15)
8 (Tav 15 e 16, Sez G H)
9 “ciò al fine di contobilanciare la spinta verticale dovuta all’immersione del legname nell’armatura, che si poteva calcolare in circa diecimila miriagrammi”.(da “Giornale del Genio Militare” 1868 N° 13, pag. 427 ; AML – Cat. X, cart. 39)
10(Tav.17, Sez. IL) Cavaliere: tratto sopraeleveto del ramparo di una fortezza. Ramparo: a partire dal sec. XV, la copertura in terra per proteggere i muri delle fortificazioni contro il tiro delle artiglierie.
11 “Allora, utilizzando i carri dell’Impresa, pronti in deposito, e requisendone altri, si fecero trasportare d’urgenza sul luogo i 9000 sacchi a terra già riempiti che si trovavano a Porta Ferrara; se ne riempirono altri adoperando le terre dei vicini bastioni, e si costruì in breve tempo una grossa banca in schiena con la quale dar peso e consistenza all’argine compromesso. Nello stesso tempo si gettarono dei materiali e dei sacchi ripieni di terra nell’interno del fiume e davanti all’argine minacciato per evitare corrosioni” ”. (da “Giornale del Genio Militare” 1868 N° 13, pag. 427; AML – Cat. X, cart. 39)
12 (Tav. 16, Sez EF)
13 (Tav. 17, Sez. CD)
14 “… che in un paese come Legnago non potevano difettare” (AML – Cat. X, Cart. 39, Giornale del Genio Militare, op. cit., p.429)
(15) purtroppo, secondo il Genio, era necessaria la sorveglianza della Guardia Nazionale per impedire che anche questi pochi abbandonassero il lavoro (AML - Cat X, cart. 39, Giornale del Genio Militare, pag. 429)
LA ROTTA
Dopo aver riparato, in 24 ore di lavoro e in otto punti diversi, agli argini minacciati, ed essere sempre riusciti ad opporre validi ripari al fiume che ovunque tentava di irrompere, si manifestò un nuovo pericolo in vicinanza del Torrione, di fronte ai magazzini del Genio ; l’acqua, che in tutti gli altri siti era contenuta dalle coronelle, in tale località tracimava poiché l’argine aveva ceduto. I militari formarono un rialzo di sacchi a terra, e contemporaneamente sistemarono una coronella in schiena. I cedimenti dell’argine aumentavano, i sacchi appena sistemati si abbassavano, gli operai eravano pochi, i carri non portavano i materiali sufficienti poiché gli animali erano spossati dalla fatica; si chiamarono a raccolta i soldati per cercare di raddoppiare gli sforzi, ma l’argine era in dissoluzione, l’acqua si apriva ovunque un passaggio. Allora tutti convennero che non fossero possibili altri tentativi; quindi, per evitare disgrazie umane, essendo venuta meno la speranza di salvare il paese, si diede il segnale d’allarme perché ognuno si ponesse in salvo. La Sezione del Genio si occupò subito della chiusura delle porte.Tale operazione si rivelò provvidenziale, perché avendo le porte resistito per alcune ore al peso dell’acqua nel paese, impedì al fiume irrompente dalla rotta di precipitare, rovinando i fabbricati e sacrificando chissà quante persone.
(continua)


Luigi Bologna a Legnago e Porto de 'na olta
LA ROTTA DELL'ADIGE DEL 1868 (seconda parte)
I PRIMI DANNI
Infine le porte cedettero al peso dell’acqua; fu in parte distrutto il Magazzino del Genio (17 ) che si trovava di fronte alla rotta, e furono abbattute due case private e rovinate alcune altre per scavo di fondamenta, ma i danni nei fabbricati –sempre secondo la relazione del Genio- “non furono tali quali vennero da taluni descritti”. (18 ) Oltre a parte del Magazzino del Genio, fu distrutto il Laboratorio d’Artiglieria al Bastione N° 1, (VEDI FOTO) poiché l’acqua si era in quel punto aperta un passaggio; furono inoltre danneggiate tutte le porte della fortezza,(VEDI FOTO) e i piani terreni di tutti i fabbricati. Il materiale in dotazione ai magazzini venne quasi tutto asportato. (19)
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(17) (Tav. 18)
(18) da “Giornale del Genio Militare” 1868 N° 13, pag. 430; AML – Cat. X, cart. 39.
(19) “Oltre a tutto il personale del Genio militare, prestarono la loro opera gli Ingegneri civili, ai quali la Sezione del Genio affidò parziali lavori di difesa. Per i lavori fatti eseguire nei giorni 3, 4, 5, 6 ottobre, occorsero circa 28000 sacchi a terra, qualche centinaio di fascine, alcuni alberi, più di 40 travi, oltre a rottami ed altro materiale impiegato per gettare in avanti gli argini.”(Da “Giornale del Genio Militare”, AML – Cat. X, Cart. 39, pag.431).

DOPO LA ROTTA
Il 7 ottobre il Comandante Militare della Fortezza, per ordine del Prefetto, assunse i pieni poteri ed ordinò che al primo tocco della Campana Maggiore “siano abbandonate le case che sgraziatamente si trovassero in faccia al primo impeto dell’acqua, che siano trasportati al secondo piano tutte le persone e gli oggetti più interessanti; che ogni abitazione abbia aperte le porte tutte della casa; che ogni famiglia cerchi di provvedere per sé di viveri per un termine conveniente, non dubitandosi che chi abbia possibilità vorrà prestarsi all’accoglimento di chi rimanesse privo di ricovero”. (20)
Le famiglie che abitavano nelle zone in destra Adige colpite dalla rotta si trasferirono per la maggior parte a Porto. Anche la Sede Municipale fu trasferita a Porto.
Nella mattina del giorno 7 il Colonnello Direttore del Genio ordinò alla Sezione di costruire d’urgenza un ponte che mettesse in comunicazione Legnago coll’esterno, progettandone la costruzione tra il Bastione dei forni di guerra sulla sponda destra a monte del ponte e l’argine esterno, e passando sopra allo Stabilimento
La mattina del giorno 8 giungeva il Generale Dezza, accompagnato dal Colonnello Direttore del Genio e dal Maggiore Scala, Comandante la 4^ Brigata Zappatori, per prendere visione dello stato delle cose.
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20 Manifesto del 07.10. 1868 (AML – Cat. X, Cart. 39)

LA RICOSTRUZIONE DEGLI ARGINI
Intanto giungevano da Verona due compagnie Zappatori del Genio, con sacchi a terra. Si fecero subito trasportare i sacchi al bastione dei forni, e valendosi dell’opera dei soldati e dei lavoranti borghesi requisiti dal Municipio, si incominciò sotto la direzione del Maggiore Comandante la Brigata, il lavoro di allestimento. Appena allestita una certa quantità di sacchi a terra si pose mano a rinforzare i labbri della rotta, per impedire che si dilatasse. Il Maggiore dispose che gli Zappatori incominciassero le ali della chiusa, utilizzando i sacchi a terra trattenuti da palafitte a mano, e difendendosi dalla corrente con paradori mobili.
Il Colonnello Giani, venuto da Verona nel mattino del giorno 9, si metteva in contatto con l’Ispettore Cavalletto, e preso in esame lo stato delle cose, decisero di operare delle ture (21) nella città, rendendo difficile l’uscita agli sbocchi, allo scopo di diminuire la chiamata alla rotta. Si iniziò subito il lavoro, che venne continuato dagli operai borghesi requisiti dal Municipio, per l’apprestamento dei materiali.
Il giorno 10 il Sindaco, con un avviso pubblico, dalla Residenza Municipale di Porto pubblicava un Avviso in cui si dava la possibilità ai residenti nelle contrade allagate, di recarsi alle proprie case per “levare gli effetti di prima necessità”.(22) Nella stessa giornata il Parroco di Vigo, Don Pietro Carli, faceva presente al sindaco ed alla Giunta la necessità di viveri da parte di cittadini di Vangadizza.(23)
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(21) Tura: si tratta di un’opera provvisoria, per lo più costituita da un assito conficcato verticalmente nel terreno, e usata per mettere all’asciutto un tratto di terreno sommerso.
(22) In tale Avviso si presisa che gli interessati dovranno raccogliersi “davanti alla residenza municipale in Porto, e saranno accompagnatio dalla Guardia Nazionale. Dopoché i Cittadini si saranno provveduti delle cose loro le più urgenti si raccoglieranno sulla rampa destra del Ponte, e ritorneranno tutti uniti davanti alla Residenza Municipale in Porto di dove ordinatamente saranno rilasciati” Segue un appello ad eseguire le disposizioni con la maggior calma possibile. (AML – Cat. X, Cart. 39)
(23) “… sentendo che i sgraziati di Vangadizza si trovano in necessità di viveri, ebbe a spedirli del pane, onde sovvenire i loro bisogni. Ora prega questa Lodevole Autorità di favorire due righe allo scrivente se debba ancora apprestarsi a tal scopo, se continua la necessità dei medesimi sventurati, onde esser sicuro dello sborso a tal uopo. (Lettera del 10.10.1868 - AML – Cat. X, Cart. 39). Nello stesso giorno Donini Pietro, per il Sindaco, risponde al parroco di Vigo che “il Delegato Municipale di San pietro di Legnago ha provveduto ai bisogni alimentari dei poveri disgraziati della frazione di Vangadizza.

ALTRI DANNI
Il 10 e l’11 ottobre 1868 l’ing. Municipale, l’ing. Giacomo Zucchelli e Cavalieri, facenti parte della “Commissione dietro incarico avuto dal R. Prefetto della Provincia”, visitarono le contrade di Legnago che furono colpite dalla rotta ed esaminarono la stabilità e la sicurezza dei fabbricati. Da tale visita emerse che quasi tutti i fabbricati fino alle contrade delle Monache, Deserta e Porta Ferrara si trovavano in condizioni di sicurezza (24)“. La Commissione, poi, affermò che era necessario un pronto intervento “per lo sgombero delle materie vegetali ed animali in putrefazione, manifestandosi diggià delle fetide esalazioni spezialmente in vicinanza dei Magazzini e Negozj di Salumi e delle Stalle, ove devisi trovarsi sepolti cadaveri d’animali, mentre si ritiene che da tali esalazioni si trovi compromessa la pubblica salute”.(25) Non appena letta la relazione, il Sindaco Bianchi, in data 11.10 1868, incaricò il D. Marzola di “procedere all’immediato sgombero delle sostanze fetenti” (26). Nello stesso giorno il facente funzione di Sindaco, Valeri, nominò l’assessore Saggiori a “Vice Sindaco interinale di Vigo con facoltà le più ampie di emettere ordini di requisizione ed ogni altro provvedimento in nome del Municipio”. (27) Tale nomina avrebbe avuto validità “fino a che sia assente il Sig. Venturini ing. Fidenzio dalla Ragioneria Municipale”.(28)
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(24) “trovansi in condizione stabile e sicura, […] per cui si opina possano accedersi senza pericolo. Si avverte peraltro che in alcune case esistono delle fenditure, che quantunque non rilevanti, cagionate dall’attuale disastro, pure meritano di essere tenute in osservazione potendo essere avvenuti dei guasti nelle fondazioni per cattiva qualità dei materiali”. 24Le case da tenersi in osservazione “sono le seguenti: La Casa Lugiato Avvocato Piazza Palazzina (VERIFICARE QUAL E’) N° 446 (COSA INDICA IL NUMERO?); La Fabbrica Comunale delle Vecchie Scuole N° 430; Le case ai N. 529.530. Contrada S. Spirito (QUAL è?) La casa N° 71. Contrada Duomo. La casa Pozzoli N° 378 di fronte all’Ospedale Civile. La casa Zardini parte sud (Magazzino Legnami)“ “Quanto poi ai fabbricati esistenti lungo le contrade delle Monache, Porta Ferrara e Deserta nulla puossi asserire quanto alla loro stabilità essendo stato impossibile d’accedervi in causa delle precipitose correnti che le invasero. Solamente si poté accedere alla Casa Barbieri situata sull’angolo delle vie Monache e Porta Ferrara, la quale si dichiara in istato di pericolo immediato per quanto riguarda la parte respiciente la Via delle Monache, essendo già avvenute delle escavazioni sotto il muro frontale sulla detta strada essendo già crollata una parte del fabbricato.” (da Relazione della Commissione, AML - Cat. X, Cart. 39)
(25) Ibid.
(26) Ibid.
( 27) Ibid.
(28) Ibid.
LA COMMISSIONE TECNICA
Il giorno 11 si riunì la Commissione tecnica (29), che approvò il progetto di chiusura della rotta sopra una linea ritirata dal preesistente argine, e lasciava alla direzione del Genio di Mantova di disporre d’urgenza per i lavori occorrenti.
Nella stessa giornata il Sindaco emanava dalla residenza municipale in Porto un’ordinanza nella quale vietava l’uso di carri e carretti per il trasporto di effetti personali e consentiva agli abitanti compresi tra Borgo Grande, Via Teatro, Via Macello Vecchio, Via Passeggio di portarsi alle proprie case fino alle 5 del pomeriggio con un permesso scritto del Municipio (30). Dopo tale orario dovevano rientrare a Porto.
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(29) Ibid. Della commissione tecnica civile e militare, sotto la presidenza del generaleDezza, facevano parte: il Colonnello Giani Comandante del Genio a Verona, il Colonnello Gambini Direttore del genio di Mantova, il Maggiore Scala Comandante la 4^ Brigata Zappatori del Genio, e, per la parte civile, l’Ispettore del Genio, Cavalletto, e l’Ingegnere in capo della Provincia, Baccanello.
(30) Avviso alla popolazione ( AML – Cat. X ,Cart. 39). Il Sindaco, nello stesso Avviso, ricordava che “se qualche misura dovesse sembrarvi severa, persate che in disastri così imponenti può essere suggerita dalla necessità di mantenere energica unità di azione per impedire nuove sventure.
IL NUOVO PONTE E LA RIPARAZIONE DELLA ROTTA
Il giorno 14 si lavorò intensamente per chiudere la rotta rifacendo le arginature. Le difficoltà crescevano col progredire del lavoro e rimaneva da superare la maggiore, vale a dire chiudere l’ultimo vano rimasto all’acqua.
Nella notte del 16 e nel mattino del 17 si riuscì a dominare la corrente. Ultimata la chiusura a mezzogiorno del 17, si continuarono i lavori di consolidamento, formando una banchina all’interno, ed ampie coronelle in schiena per togliere le infiltrazioni.
Tale lavoro continuò anche nei giorni successivi, e solo nel giorno 23 si poteva dire totalmente ultimato il lavoro di consolidamento della chiusura.
Oltre a tutti i lavori eseguiti per chiudere la rotta, se ne fecero altri in vari punti nell’interno della città, quali la formazione di ture attraverso le vie, con le quali tenere possibilmente elevato il livello dell’acqua, perché ne fosse diminuito il salto e minore la velocità ; altre ture si costruirono per poter preservare i punti più minacciati della città, e finalmente si stabilirono le comunicazioni di mano in mano che si riusciva a togliere l’acqua in qualche zona del paese.
L’8 novembre la Sezione del genio Militare, allo scopo di “ fornire maggiori dati per congetturare sulle cause che occasionarono la rotta” chiese che fosse convocata una Commissione mista Civile e Militare che prendesse in considerazione la situazione”.(31)
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(31) Processo verbale – servizio del Genio Militare Verona – (AML Cat. X – Cart. 39) Nell’eseguire il lavoro di chiusura stabile della rotta “dovendosi intestare l’argine nuovo coll’esistente a gradinate collegandosi nel tratto di argine vecchio ancora in buono stato, si addivenne al taglio dell’argine stesso e si rinvennero dei banchi di sabbia”. Per questo il Comando convocava la Commissione mista composta dal Colonnello Cav. Cascano Comandante la Fortezza, dal Sindaco di Legnago dott. Bianchi, dall’ing. Civile Capo Sezione del Genio Civile Cavalieri, dal Capo Sezione del Genio Militare Capit. Bianchi. La commissione, recatasi sul luogo, “faceva in sua presenza eseguire degli assaggi nella sezione dell’argine esistente a valle della rotta, ed ebbe a rilevare come nel corpo dell’argine composto di terra molto leggiera trovavansi degli strati saltuari di sabbia e che inoltre il corpo dell’argine è basato su fondo di pura sabbia granulosa, banco che trovasi più elevato del piano stradale di circa 40 centimetri. Si fecero quindi gli assaggi anche nel rimanente tratto di argine e si riconobbe che lungo tutto l’argine venne in parte adoperata della sabbia d’Adige (così detta lezza)”
(3^ parte)
SPESE AFFRONTATE E MATERIALI UTILIZZATI IN OCCASIONE DELLA ROTTA
(Non sempre i manoscritti da me analizzati riuscivano di facile e chiara lettura; quando ero incerto ho messo un punto interrogativo)
L’acqua irrompente dalla rotta d’Adige aveva distrutto gli immensi depositi merci che costituivano la ricchezza di Legnago.
Dato questo immane disastro era indispensabile riattivare il mercato, unica risorsa del luogo, per poter dare a Legnago prospettive positive. Per questo motivo, il 13 ottobre 1868 il Sindaco di Legnago si rivolse al Presidente del Consiglio dei Ministri Menabrea a Firenze perché il Governo “autorizzi questo Comune di trattenere nelle proprie casse l’importo della prossima quarta rata prediale e della prima 1809 spettante all’erario, da rifondere negli anni 1970 – 71”. (32)
Fu costituito un Fondo Speciale di 200.000 £. erogate dalla Cassa di Risparmio di Milano. Tale somma figurò nel Consuntivo 1869 come contabilità speciale.
Le spese affrontate furono molte, sia per pagare i materiali che gli uomini impegnati nel’opera di soccorso e di difesa degli argini, senza contare le spese per la ricostruzione di edifici pubblici, strade, servizi. Né il Genio né Il Comune, da soli, avrebbero potuto sostenerle. Per questa ragione, con circolare del 13 ottobre 1868, il Sindaco di Legnago Bianchi faceva appello alla generosità dei sindaci dei Comuni italiani perché fossero alleviate le sofferenze della popolazione legnaghese colpita dall’inondazione. (33)
Per la chiusa della rotta e formazione delle ture, si impiegarono complessivamente 200.000 sacchi a terra, 8 mila buzzoni 34, 6 gorzi 35 , 62 pali ferrati, oltre a tutti i legnami per la formazione del ponte. Si impiegarono inoltre circa 1000 metri cubi di terra per il riempimento delle coronelle in schiena all’argine, e molti piccoli pali e tavole per la formazione delle ture.
La spesa complessiva di questi lavori, che comprendeva l’acquisto dei materiali occorsi e le giornate di lavoranti impiegate, fu di circa £. 72.000,00. Aggiungendo a questa cifra £. 25.000,00 per spese sostenure dal Municipio, la spesa totale fu di circa £. 97.000,00.
Esistono vari documenti d’archivio che testimoniano richieste di pagamento o di indennizzo sia da parte di privati che dello stesso Comune (36).
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(32) Lettera del Sindaco del 13.10.1868 ( AML – Cat. X, Cart. 39)
(33) Risposero con generosità molti Comuni; si veda più avanti.
(34) Buzzoni: gabbioni , opera di riparo delle sponde fluviali erose
(35) Gorzi:
(36) Si vedano, a titolo di esempio, i seguenti documenti (AML – Cat. X, Cart. 39):
a) RELAZIONE DEL SIG. MUNAJA (?) ALLA GIUNTA MUNICIPALE IN LEGNAGO
“La mattina del 6 ottobre di buon ora fui incaricato dal Sig. Sindaco di portarmi nella frazione di S. Vito dove requisire lavoratori occorrenti sull’argine alla volta di S. Tommaso, di fatto conducevo circa alle ore 11 ant. più di 80 lavoratori in detta località. …… nel entrare di Porta Padova sentì l’allarmi che minacciava di rompere nella località rimpeto alla casa Gianotti; accorsi e mi misi sotto il lavoro ordinato dal Sig. Capitano Bianchi ed il Sig. Cristini che furono dei primi accorrere in tale emergente pericolo. Quando dopo qualche tempo fu annunciato un altro pericolo che minacciava alla cosiddetta beverara(?) in Porto [VERIFICARE ], sul fatto mi ordinò … …… che scegliessi fra i lavoratori ivi accorsi 12 uomini dei più capaci, e mi dirigessi dove minacciava il pericolo, quando arrivato sul luogo dove si trovava anco il Sig. Cristini unitamente a Zanchettin Dionisio, indicandomi il da fare, mi misi all’opera, finito il pericolo fui incaricato alla sorveglianza di detto tronco d’argine dal Sig. Capitano del Genio. Fui sul punto tagliar le erbe per poter così vedere dove vi erano sortive e buchi onde non si manifestasse maggior pericolo interrando con stoppa tutte le sortive che si manifestavano in detto argine sorvegliandolo a palmo a palmo notte e giorno fino che fu passato il pericolo. Quando fui avertito dai miei uomini che si manifestò una corrente tra le fessure degli assoni (?) che ivi erano, accorsi col bravo falegname Tognolo Domenico (che fu poi da me ricompensato con £ 8 sul di più della mercede giornaliera) indicando al medesimo di utturare le dette fessiture con stoppa, all’intanto mi misi ad anegare (?) sacchetti al di dentro per fermare la corrente che si era manifestata, dopo qualche tempo , cessò la corrente, dove misi alla sorveglianza il D. Tognolo (?). Dimenticato del tutto tanto da parte del militare che mi incaricò di detta sorveglianza, quanto da parte dei miei Superiori di quanto feci, cioè della mia poca intelligenza …. potei fare, imploro colla presente questa On. Giunta Municipale di quella piccola riconoscenza che crederà che mi sia meritato, non avendo per anco ricevuto nessun compenso per tale straordinaria prestazione, anzi dovetti sostenere le spese giornaliere, e notturne del mio proprio, non avendo ricevuto da nessuno quello che mi occorreva nelle laboriose fatiche per sostentarmi.
Spero dalla bontà e giustizia di questa Onorevole Giunta d’esser esaudito.
Anticipa i suoi ringraziamenti Munaja”
b) Il signor Padoan Francesco di Roverchiara, proveniente da Ronco con due barche cariche di ghiaia, una denominata Mosè contenente metri 21.50, l’altra denominata S. Luigi contenete anch’essa metri 19 che a £ 3.25al metro in totale importano £ 129.75, fu obbligato dalle autorità militari a scaricare la sabbia nel fiume per poter trasportare gli abitanti in sinistra Adige per porli in salvo dalla rotta. Pertanto chiese il risarcimento del danno subìto. Il giorno 13 ottobre 1868 (?) il Sindaco dava disposizioni affinché il Sig. Valeri “pagherà a Padoan Francesco di Roverchiara £ 120 per ghiaia perduta il giorno della rotta onde porre a disposizione dl Municipio i due barconi”(Richiesta del Signor Padoan Francesco di Roverchiara (AML – Cat. X, Cart. 39).
c) In data 24 gennaio 1870 la Giunta di Legnago chiese alla Prefettura di Verona la rifusione delle spese incontrate in occasione della rotta dell’Adige del 7 ottobre 1868, che non potevano, a suo parere , essere a carico del Comune. Si tratta delle spese per cibarie somministrate agli Agenti di P.S. ed ai Carabinieri per un importo di £ 301. La Giunta allegò alla domanda le pezze giustificative. La Prefettura rispose, in data 10 maggio 1870, che non era possibile dare risposta affermativa per varie ragioni:
1. Le semplici pezze giustificative, senza le delibere precedenti (non fatte per l’urgenza determinata dagli eventi della rotta) difficilmente potrebbero essere accolte dal Governo, anche “perché è trascorso un certo tempo dal fatto e si sono ultimate in qualche modo le contabilità che vi si riferivano”;
2. La considerazione poi “che tali spese occorse nei riguardi di Pubblica Sicurezza tendevano a prevenire i maggiori pericoli in cui trovavasi la città di Legnago, ed a reder a quegli abitanti men dannose le conseguenze di quella calamità, lascia lusinga che la comunale rappresentanza sia compiaciuta di assumere”- e qui non si può non leggere l’ironia, se non qualcosa di più- “ a carico comunale tali partite anco in riflesso alla poca entità delle medesime, in confronto ai sussidi avuti dalle Comuni, dalla Provincia ed anco dal Governo”.
d) In data 39. 10. 68, il signor Barnaba Mirandola di Angiari chiede al Comune un risarcimento per danni ricevuti, in quanto “nel punto di mezzodì del giorno 6 [ottobre 68] [egli] entrava per Prta Mantova in Legnago con cavallo e carretto carico di 880 libbre di ricino [… ]e di altri sacchi […] del peso di libbre grosse cento al sacco […]. Questo genere avealo il Mirandola venduto ad Antolini Getano di Legnago pel prezzo di £ […] e andava a farne la consegna. Entrato a pena entro della porta di codesta fortezza, ecco che se gli presenta dinnanzi le due Guardie Nazioni[…], ed immediatamente requisirono al Mirandola cavallo e carretto, occorrendo questi oggetti pei bisogni della fortezza, rivoltandogli in terra tutto il detto genere allo stallo di Giacomo Bevilacqua a Porta Mantova, cosicché il Mirandola più non poté né consegnare, né men trasportare a propria casa quel suo genere, ma costretto di colà lasciarlo venne in quella notte stessa dalla rotta d’Adige asportato fino che più non trova. Per questo caso successogli al Mirandola, ricorre egli, a codesto Municipio, e ne implora la rifusione dell’importo intero del genere perduto, come crede sia giusto ed equo, sottomettendosi, egli a tutte le prove sì per la quantità come del prezzo cui l’aveva venduto; che sono Giuseppe Lanza e Pignata Domenico in qualità di testimoni di cui sopra.”(AML – Cat X, Cart. 39)
e)Analoga è la richiesta del Sig. Sgarbi Angelo di Quistello (Mn): "Il sottoscritto Sgarbi Angelo detto Mognaschi veniva […] requisito ill giorno 6 del mese di ottobre un carretto e cavallo che aveva sopra delle botti di vino vuote che aveva condotto in vendita, e era diretto per uscire onde recarsi al suo domicilio, cosiché, scaricate le botti al Borgo Contrada Duomo, dovette portarsi azll’Arsenale e ivi lavorare giorno e notte successiva. Venuta la notte non poté più uscire cosiché dovette rimanere sulle spese 5 giorni. Per tal motivo non essendo stato in nessun modo ricompensato del danno e fatica si rivolge a codesta superioritàa ciò venga compreso in quel modo che crederà meritarsi di mercede.”(AML – Cat. X, Cart. 39)

INTERVENTI ECONOMICI DI ENTI E PRIVATI
Vari Enti, in particolare i Comuni, parteciparono con l’invio di materiali (barche, uomini, torce a vento, ecc.) e denaro .(37)
Il Comune di Castagnaro deliberò 100 lire; il Comune di Montefalco (Umbria): £ 20; vari privati, in momenti diversi, offrirono £ 779.35; poi £ 53,05; £ 204; £ 1035,39; Fumane(Vr) £ 50; Rivodutri (Pg) £ 9; Noventa (Pd) £ 152; Spoleto (Pg) £ 100; Mira (Ve) £ 150; Torre del Greco (Na) £ 20; Urbisaglia (Mc) £ 10; Velo Veronese £ 10;Parma £ 2001; la provincia di Parma £. 500; la Provincia di Ascoli Piceno £ 100;Massa Fiscaglia (Ferrara) £ 20;Vallonara £ 10,80. Il governo ungherese offrì 57,70 fiorini.
Il 20 novembre 1868 il Consiglio Comunale votò la somma di £ 1000 a sussidio dei danneggiati poveri dell’inondazione.(38)
Nella seduta consiliare del 28 ottobre 1869 il Consiglio approva all’unanimità la deliberazione di “passare alla Congregazione di Carità la somma di £ 1507,02”. (39)
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(37) V. AML – Cat. X, Cart. 39. Per esempio, il Comune di Montagnana, in data 9 ottobre 1868, dà al Comune di Legnago 50 lanterne portatili appartenenti al magazzino idraulico del fiume Frassine.
(38) Doc. prot. N. 8657 del 20 nov. 1868 (AML Cat. X – Cart.39)
(39) Nella stessa seduta il consigliere Valerj propone che “sia dal Consiglio emesso un voto di ringraziamento alla Commisssione. Il Sindaco, nella sua qualità di membro e Presidente della Commissione, ringrazia il Sig. Valerj del suo voto di fiducia… Si mette ai voti la proposta del Sig. Valerj a schede segrete, e fatto lo spoglio delle stesse, risulta respinta con voti 9 e 8 favorevoli, schede in bianco 2. Consiglieri presenti N° 20; votanti 19, avendo il Sig. Sindaco Cav. Bianchi Gio. Batta dichiarato di astenersi dal votare”. (AML – Cat. X, Cart. 40)

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