Riporto un'intervista pubblicata su "La Cronaca" di Livorno di lunedì 14 marzo, all'ingegner Paolo Forzano, 63 anni, 28 anni trascorsi all'Ansaldo nucleare.
D. Savonanews.it : Ingegnere, le sue impressioni sulla situazione nucleare in Giappone?
R. Ing. Meccanico Nucleare Paolo Forzano: Non sono buone, purtroppo. Non lo erano già dalle notizie di ieri sera, quando si è saputo che “mancando l’energia elettrica non funzionava l’impianto di raffreddamento”.
Questa è una notizia poco credibile, perché il problema del raffreddamento è sempre molto sentito quando si progetta una centrale, e ci si mette sempre in condizione di avere dei generatori sostitutivi in caso venga a mancare la corrente. Si utilizzano dei diesel particolari, che non hanno bisogno di riscaldamento come il motore diesel tradizionale ma che vanno al massimo regime appena vengono accesi: li avevamo anche nella centrale che stavamo costruendo a Caorso 40 anni fa, quindi dovrebbero esserci per forza anche a Fukushima.
D. SN: Quindi cosa potrebbe essere successo?
Ing. Forzano: Difficile fare ipotesi fondate: ma il sisma potrebbe aver danneggiato i diesel, o direttamente o indirettamente: basta che un camion parcheggiato lì vicino, a causa del terremoto, venga scagliato contro un generatore, e quello va in avaria. Le ipotesi possono essere mille. Sta di fatto che la sola interruzione dell’energia elettrica “normale” non avrebbe potuto causare un problema di queste dimensioni.
D. SN: Cosa succede, esattamente, quando un reattore si surriscalda?
Ing. Forzano : E’ un gravissimo problema, perché la centrale nucleare non funziona come quelle tradizionali nelle quali si carica di volta in volta il combustibile che è necessario: una centrale nucleare viene caricata con la potenza necessaria per andare avanti un anno e mezzo/due anni. Ci metti dentro il massimo possibile di barre di uranio.
Dopodiché hai due sistemi di controllo, che si chiamano “barre di controllo” e che in pratica sono due sistemi distinti:
- il primo serve per la regolazione e la limitazione della potenza, e non lo tocchi praticamente mai. Al massimo puoi dare qualche piccola regolazione quando serve.
- Il secondo è quello che consente lo “shut down”: ovvero, “chiudiamo tutto” , spegniamo la reazione nucleare. Se questi sistemi vanno in avaria sono problemi seri. Molto seri.
Per capire il motivo bisogna capire come funziona una reazione nucleare: che è un po’ come il biliardo. Quando una palla ne colpisce un’altra, le due palle si dividono la velocità: una rallenta e l’altra accelera. Per avere energia nucleare noi dobbiamo creare il massimo possibile di questi “urti” tra le palle (ovvero i neutroni), e il modo migliore per avere più urti è diminuire la velocità. Per questo occorre un “moderatore”, che è l’acqua. L’acqua ha due funzioni: funge da moderatore della velocità, ma contemporaneamente serve al raffreddamento. Purtroppo, quando l’acqua si surriscalda, diventa vapore, ovvero diventa aria: e l’aria, al contrario dell’acqua, è un “riscaldatore” e non un raffreddatore. Se una barra viene colpita da vapore anziché da acqua, si può arrivare alla FUSIONE.
D. SN: Ma non si può intervenire attraverso le barre di controllo?
R. Ing. Forzano No: perché la barra, prima di fondere, si deforma. E il sistema attraverso il quale agiscono le barre di controllo è abbastanza preciso: è una sorta di “gabbia” all’interno della quale scorre la barra di uranio… ma non ha molto gioco intorno. Se la barra è deformata, non passa più.
D. SN: Ma allora il disastro diventa inevitabile?
R. Ing. Forzano: Fortunatamente no, perché c’è ancora una possibilità: quella del cosiddetto “avvelenamento”, che si fa con il boro. Se riempi il nucleo di boro, la reazione nucleare si blocca.
D. SN: l’avranno fatto anche in Giappone, si spera...
R. Ing. Forzano: Si spera, sì. Ma c’è un problema: per avvelenare l’uranio occorre l’energia elettrica.
D. SN: Per dirla tutta: potrebbe essere una nuova Chernobyl?
R. Ing. Forzano: Purtroppo sì, potrebbe. Anche perché c’è stata un’esplosione, quindi un’emanazione di calore molto elevata: quindi il reattore va considerato fuori controllo, nel senso che se si brucia una barra poi si bruciano anche tutte le altre. A quanto dicono le varie fonti c’è già stata una fuoriuscita di cesio, che è un bruttissimo cliente perché ricade sull’acqua, sulla vegetazione e quindi sul ciclo alimentare. La situazione non si può considerare tranquillizzante, anche se è giusto mantenere la calma e non farsi prendere dal panico.
D. SN: Il fatto di vivere dall’altra parte del pianeta ci mette al sicuro dai rischi?
R. Ing. Forzano:
Non siamo mai stati al sicuro: noi italiani abbiamo subito conseguenze dall’esplosione di Hiroshima e anche dalla tragedia di Chernobyl. Certamente si cercheranno di nascondere gli effetti, come è stato fatto in quelle occasioni e come viene fatto ogni giorno anche sul nostro territorio per gli effetti della combustione del carbone, che non è che faccia molti danni in meno.
Però, finché non ce lo dicono, restiamo ignari e tranquilli…o quasi. Una cosa è certa: le radiazioni sono qualcosa che si paga per generazioni e generazioni. Ci sono isotopi che scompaiono in una quindicina d’anni, ma ce ne sono altri che impiegano MILIONI di anni prima di andarsene. Di leucemie causate da Chernobyl si sta ancora morendo oggi… e lo stesso accadrà per qualsiasi disastro nucleare, al di là di quello che diranno i media.
D. SN: E' una dimostrazione che il nucleare non è sicuro come talvolta si cerca di far credere?
R. Ing. Forzano: Bisogna capire tre punti:
- Primo: il nucleare, inteso come “centrale nucleare”, in effetti è più sicuro – in quanto maggiormente controllato – di molte altre produzioni industriali: in questo ha ragione Chicco Testa, che abbiamo sentito ieri sera (Otto e Mezzo, La7 ndr) Ma solo in questo, purtroppo.
- Secondo: bisogna considerare che in ingegneria il fattore di rischio si calcola sempre e solo in senso statistico: ovvero, in base alle probabilità che si verifichi un evento. La probabilità di un incidente nucleare è davvero molto bassa statisticamente, visti tutti i sistemi di sicurezza e tutti i controlli che si eseguono: purtroppo la storia continua a dimostrarci che “basso” non significa “inesistente”. Inoltre, quando/se accade l’incidente nucleare, le conseguenze sono sempre di dimensioni epocali.
- Terzo: per quanto sembri quasi minimale se paragonato alle conseguenze dell’incidente è che il vero, grande problema del nucleare sono le scorie. Che nessuno ha ancora capito come e dove smaltire. E bisogna ricordare che le scorie della centrale sono una parte minima dell’intera filiera: perché si producono scorie dall’estrazione, e poi dal trasporto, e poi dalla lavorazione, soprattutto dall’arricchimento dell’uranio. L’incidente fa sicuramente molta più impressione, ma i rischi più gravi del nucleare stanno nell’incapacità di trattare/smaltire le scorie. E questo dobbiamo ricordarlo SEMPRE, non solo quando succede il disastro: perché magari adesso ci diranno che la centrale giapponese era di seconda generazione, che aveva 40 anni, che adesso ci sono centrali più moderne e ancora più sicure (stessa cosa già detta per Chernobyl…): ma nessuno può ancora dire “abbiamo risolto il problema delle scorie”. Perché non è mai stato risolto e non si vede, all’orizzonte, alcuna soluzione concreta.
D. SN: Dopo questi ultimi avvenimenti, dunque, si dovrebbe dire un deciso NO al nucleare?
- Bisogna chiarire una cosa, però: prima di fare qualsiasi valutazione sulla produzione di energia bisogna tenere in considerazione una lunga serie di fattori. Non si può dire “si” o “no” solo in base a un’emozione, o a un singolo fattore. Bisogna valutare i costi, gli investimenti necessari, la possibilità di approvvigionamento; non dimenticando che diversi combustibili ci costringono a dipendere da terzi e quindi a rimanere legati, nel bene e nel male, alla politica internazionale, l’impatto ambientale e i costi sanitari.
Se teniamo conto di tutto questo ad per esempio, il carbone non è meglio del nucleare: anzi, forse è anche peggio, anche se finora sono stati trascurati elementi che per fortuna oggi cominciano ad emergere, come l’impatto sanitario non solo delle emissioni, ma anche delle radiazioni, superiori a quelle che si riscontrano vicino a una centrale nucleare.
Insomma, l’approccio dovrebbe essere insieme scientifico ed economico, mentre purtroppo l’unico vero metro di valutazione oggi sembra essere l’indicazione che arriva dalle lobby industriali.
Inutile aggiungere che solo investendo sulle fonti rinnovabili, solare e termico, si potrebbe avere oggi un’energia pulita, sicura e soprattutto infinita: ma sarebbe importante anche badare all’edilizia, perché un terzo dell’energia che consumiamo è dovuta alle famiglie e al piccolo artigianato. Anche solo migliorando l’isolamento delle nostre case si otterrebbe un risparmio energetico fondamentale.
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