lunedì 31 dicembre 2012

Spread, Bce e merci al posto dei popoli


 Ricevo da Paolo Cecco la seguente replica che volentieri pubblico.
 Invito i lettori di questo blog ad intervenire nel dibattito aperto da Paolo Cecco sull'Europa.


Certo non aiutano i recenti episodi di dubbia democraticità nei quali è stato imposto ai popoli (pervenuta dall’alto) la Costituzione europea, sotto il nome di Trattato di Lisbona (un caso su tutti l’affaire del voto irlandese); penso che se ci fosse stato un maggior coinvolgimento dei cittadini ed una più intensiva e trasparente palestra politica l’Unione Europea ne avrebbe guadagnato agli occhi di tutti. Altresì, senza cadere in facili catastrofismi ma per il semplice gusto di conoscere e informarsi a 360 gradi, rimando all’interessante analisi del giornalista Paolo Barnard sulla moneta unica: “Il più grande crimine” o agli spunti offerti da uno dei pochi intellettuali italiani politicamente non accasati: Massimo Fini. Ho soprannominato “crucchi”i teutonici non certo per motivi razzisti (considero il razzismo una delle più patetiche ed ingombranti forme d’ignoranza) ma perché i tedeschi stanno trattando la Grecia, ferendo mortalmente in primis la propria storia e deridendo la propria memoria collettiva: questa Grecia è così barbaramente martoriata che un paragone con la Germania della Repubblica di Weimar (dove un kg di pane nel 1923 costava 399 miliardi di marchi) calza a pennello. “Crucchi” per il cinismo storico e la volgarità del vuoto di memoria che stanno mostrando in questo presente. Il serio rischio (e la mia principale critica) che corre questa Unione Europea sempre più CEE è di aver posto unicamente la tecnica, la finanza, la burocrazia e la mercanzia come baluardi del suo fare. Citando Leopoldo Longanesi:”La manutenzione ha prevalso sulla rivoluzione”, l’ordinaria e burocratica amministrazione di Eurolandia, ha vinto sull’innovazione e sulla promessa di cambiamento come era stata partorita dai Padri fondatori. Il mio richiamo all’idea di “Nazione”, quindi, deve evincersi come un bisogno antropologico di attingere ad un sistema consolidato di riferimenti e di identità per risarcirci dallo spaesamento e dall’insicurezza indotti da questa Eurolandia, dove permane l’assenza di un profilo culturale, politico , spirituale e morale( in questi ultimi casi si capisce il rifiuto delle radici Cristiane). Lo spread, la Bce e le merci prendono il posto dei popoli, delle idee e dei valori (un esempio su tutti: si era messo in discussione il mantenimento in Europa di Atene: culla della cultura europea). Con questo feticista baratto si corre il rischio di un pericoloso riduzionismo del pensiero, dei legami sociali letti ad un unicum economico/utilitaristico. Chiudo ringraziando per lo spazio concesso e per la generosa attenzione prestata. Un sincero augurio di felici festività e di Buon Anno.

Paolo Cecco

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