mercoledì 21 settembre 2022

IL MAUSOLEO LIBICO ALLE ISOLE TREMITI. PERCHE''?

 Foto: Luigi Bologna

Giugno 2012


UN MAUSOLEO LIBICO ALLE TREMITI.                                 PERCHE'?


Nella punta estrema dell'isola di San Nicola, la più ricca di storia delle Tremiti, ci siamo imbattuti, senza mai averne avuto prima notizia, in un Mausoleo che ricorda una tristissima pagina di storia italiana (che nessuno ha trovato scritto sui libri scolastici). Avremmo dovuto, in verità, sia io che mia moglie, essere stati messi sull'avviso da quanto ci aveva raccontato la nostra guida che ci aveva accompagnati nel tour in Libia qualche anno fa.                             Alla mia domanda "Che ricordo hanno i Libici degli occupanti coloniali italiani?" ci rispose: "Molti italiani hanno lasciato un buon ricordo, però l'esercito italiano ha fatto delle azioni orrende e ha deportato in Italia in vari campi di concentramento migliaia di Libici".                                                                                                 In seguito, attraverso le testimonianze dello storico Del Boca e di oggi, dopo aver visto il Mausoleo alle Tremiti, mi sono reso conto della verità di quanto ci aveva raccontato la guida libica.  



           Riporto qui una parte del cartello illustrativo del Mausoleo Libico delle Tremiti:

CENNI STORICI

 Nel 1911 il Governo Giolitti iniziò una guerra coloniale contro la Turchia, che dominava la Libia. Un contrattacco arabo-turco sorprese i bersaglieri italiani a Shara Shatt il 23 ottobre dello stesso anno, uccidendone 500. La repressione italiana fu immediata e spietata: oltre 2000 arabi furono fucilati o impiccati e 5000 deportati in Italia e confinati nelle isole di Ustica, Ponza, Gaeta e Tremiti.                                                                                                 Il 26 ottobre ebbe inizio la deportazione. Alle Tremiti arrivarono Libici catturati nell'area di Tripoli: mendicanti, ricchi proprietari, contadini, mercanti, persino donne e bambini.
Tutti accusati di cospirare con il nemico turco.. Dopo tre giorni di navigazione, dove si contarono i primi morti, arrivò la prima nave presso le Isole Tremiti con 600 deportati. Alla fine i libici sbarcati nell'arcipelago delle Diomedee oscillarono tra i 1366 e i 1391. A giugno del 1912 ne erano morti 437, un terzo di quelli arrivati, a causa di stenti e di malattie come il tifo e il colera.


IL PROGETTO

 In seguito agli accordi Italo-Libici del 4 luglio 1998 e del 5 agosto 1999, l'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente, ente pubblico chiuso nel 2012, promosse la realizzazione di un'opera commemorativa intorno ai luoghi di sepoltura sommaria dei libici deportati e deceduti nelle isole Tremiti negli anni 1911 e 1912.                                 I tremitesi vollero restituire a persone non più in vita, e fino al 2006 completamente cancellate dalla storia la dignità che prescinde dalla nazionalità e dalla religione, attraverso una degna sepoltura in un Mausoleo a cielo aperto nei luoghi in cui furono dimenticati in una fossa comune.                                                                                             Il Mausoleo fu inaugurato nel 2006.                                                     Nel 2019, a causa del degrado notevole, il Mausoleo fu oggetto di un importante intervento di riqualificazione.                         1. Il Portale d'Ingresso segna lo stacco tra la realtà terrena e la casa di Dio.  


                                                                                           2. Il Minareto a Torre segnala la presenza del Tempio, come un faro sulla costa r culmina in alto con la mezzaluna islamica; mentre in basso vengono ricordati i cinque doveri islamici.                                3. Il terzo elemento individua, nell'area circolare d'ingresso, una cupola immaginaria, che rappresenta il cosmo, di cui l'individuo è parte integrante... A sinistra dell'area sacra circolare troviamo i nomi dei deceduti libici sulla lastra.                                                               4. Il quarto elemento è rappresentato dalla strada che si percorre per arrivare a Dio: un percorso rettilineo in direzione della Mecca che ha il suo punto di arrivo in una piccola esedra a cielo aperto dedicata alla preghiera, dove i suoni emessi da un organo a vento ricordano al visitatore il sacrificio umano consumato sull'isola. Al margine di quest'areale 24 canne in ferro, rappresentanti le vite spezzate dei bambini ed adolescnti deceduti in questa triste pagina della nostra storia.                                                                                                    5. Il quinto elemento: le assi in legno alloggiate lungo il percorso e l'acciaio corten ricordano i relitti di imbarcazioni, metafore del sacrificio umano alla ricerca della libertà e della dignità."    




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